Lettera aperta della Comunità eritrea in Italia a Sheila Keetharuth
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta che la Comunità eritrea italiana invia a Sheila Keetharuth per chiederle un incontro e parlare con lei del proprio Paese
Gentilissima Dottoressa Keetharuth,
innanzi tutto voglia gradire il nostro benvenuto come Comunità di Eritrei residenti in Italia, una delle prime comunità straniere molto rispettata ed amata dagli italiani stessi non solo per i legami storici che esistono fra i due popoli ma perché la nostra comunità è bene integrata nel tessuto della società italiana dove convive pacificamente rispettandone le leggi e partecipando attivamente alla crescita economica del Paese.
Con questa nostra, in rappresentanza degli oltre 15.000 membri, noi della Comunità Eritrea in Italia Le scriviamo per chiederLe un incontro finalizzato ad un confronto che possa diventare un contributo al Suo lavoro e che Le possa fornire un quadro completo del nostro amato Paese.
Come Lei saprà già, l’Eritrea sta attraversando un momento di difficoltà dovuto alle continue aggressioni mediatiche internazionali che la dipingono come il paese più malvagio del mondo.
Il nostro credo è di parere opposto e, se potessimo incontrarLa, vorremmo riuscire a convincerLa di questo.
Dopo la guerra che abbiamo subito dal 1998 al 2000, ne è iniziata un’altra ancora più pericolosa: una guerra mediatica dove al posto delle armi si usano proprio i valori universali come i diritti umani. A muovere queste accuse infamanti riguardo la mancanza di diritti umani fondamentali in Eritrea sono proprio i nostri nemici di sempre: Etiopia e USA. Accusano proprio noi a cui in passato hanno negato tutti i diritti umani e che per riconquistarli abbiamo dovuto lottare oltre trent’anni. Ancora il nostro vicino continua a destabilizzarci con sporadiche incursioni armate ai confini e occupa a tutt’oggi i nostri territori illegalmente. E come se non bastasse allunga i tempi rifiutandosi di firmare la fine di quella guerra: sono già passati 14 anni dagli accordi di Algeri e 12 dal verdetto EEBC (Eritrean-Ethiopian Boundary Commission). È questa l’unica causa del servizio militare prolungato per i nostri figli.
A questo proposito è interessante il discorso del Presidente Barak Obama al Clinton Global Initiative (video disponibile su Youtube) circa il progetto degli Stati Uniti di far scappare dall’Eritrea la sua gente, un progetto che secondo noi mira a screditare il governo eritreo dipingendolo come uno dei regimi più sanguinari al mondo. Ma anche dai campi profughi d’Etiopia i nostri ragazzi scappano in Europa attraversando deserti e mari. Da quale altro dittatore fuggono stavolta? E perché poi non vengono trasportati in aerei umanitari per evitare tragedie come quelle di Lampedusa?
Secondo il nostro punto di vista, Dott.ssa Keetharuth, i giovani eritrei lasciano il loro Paese per motivazioni meramente economiche. Vorrebbero un migliore tenore di vita (da sempre l’uomo ha cercato, emigrando, di migliorare la sua condizione) ma questa motivazione li escluderebbe di fatto dallo status di rifugiato. Perciò, sotto ricatto di un documento, rispondono proprio ciò che i paesi e le ong vogliono sentirsi dire: “in Eritrea ci sono problemi di diritti umani”. Purtroppo non possono fare altrimenti poiché l’Europa con le sue rigide leggi sui “clandestini” li rispedirebbe a casa senza alcuna pietà.
L’Eritrea è un gran bel paese invece, così bello da essere oggetto di mille attenzioni da parte delle grandi potenze e dei loro fedelissimi. E non perché abbia un arcipelago di isole ancora incontaminato, e non perché abbia trovato l’oro sotto ai suoi piedi ma per la sua posizione geografica strategica e soprattutto perché non sia un esempio di ribellione per gli altri stati africani.
Come Lei già saprà, noi crediamo fortemente nella nostra autonomia e autosufficienza, perché non vogliamo commettere gli stessi errori di chi in Africa da più di un secolo chiede l’elemosina e rimane sempre sotto alla soglia di povertà.
Noi crediamo di potercela fare da soli a costo di stringere la cinghia, ben sapendo che non sarà facile, ma sentendo il dovere morale di provarci almeno. Lo dobbiamo ai nostri martiri che ci hanno consegnato quella terra intrisa del loro sangue, lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti convinti che è da loro che abbiamo preso in prestito l’Eritrea ed è a loro che vogliamo restituirla LIBERA.
Secondo UNDP (programma di sviluppo delle Nazioni Unite), nonostante tutti gli ostacoli possibili, l’Eritrea risulta essere tra i primi 16 dei 190 paesi del mondo e tra gli unici 4 in Africa ad aver raggiunto, già nel 2014, i 7/8 dei MDG (Obiettivi del Millennio).
Il nostro prossimo traguardo è la sicurezza alimentare e per arrivarci il governo sta costruendo con le proprie mani numerose dighe onde trattenere l’acqua piovana, consapevole che senza acqua non ci sia né cibo né vita.
È forse questo nostro modello di sviluppo autonomo ed ecosostenibile che i nemici di sempre trovano odioso e cercano di boicottare usando tutti i mezzi a loro disposizione.
Noi della Comunità eritrea residente in Italia ci auguriamo che la richiesta di un incontro con Lei abbia buon esito e che l’incontro non avvenga carico di pregiudizi e a sentenza già scritta. Il nostro intento e quello di chiederLe di non condannare il nostro amato Paese ad un’altra sanzione ingiusta che le Nazioni Unite dal 2009 oramai regolarmente ci comminano.
In attesa di un Suo cortese riscontro, Le porgiamo distinti saluti,
Comunità Eritrea in Italia
Concordo pienamente con ciò che é stato scritto
Come disse qualcuno: Beati gli uomini di buona volontà.
Comunque sia, noi ci siamo Eritrea
Un cittadino eritreo
Da sempre sono daccordo con tutto ciò che avete scritto nella lettera alla Dottoressa Keetharuth. Io non avevo mai conosciuto gli argomenti che vi sono riportati, ma c’ero arrivato da solo con l’uso della ragione, e per questo ho scritto un libro dedicato “all’amato gentile ed eroico Popolo Eritreo”. Ho raccontato, prima la mia vita di bambino spensierato e poi di studente antifascista di medicina all’Asmara in mezzo a un vile e becero razzismo negli anni ’40 e poi negli anni ’50 del secolo scorso, per arrivare poi a scrivere le stesse verità che avete annunciato alla Dott.ssa Keetharuth.
Il libro porta il seguente titolo sarcastico: “IL DUCE SI E’ FATTO MALE” (alludendo alla interpretazione, ingenua e ridicola, data alla “caduta” di Mussolini dal governo d’Italia. Ho concluso poi molto ampiamente con gli argomenti che avete illustrato dalla svendita dell’Eritrea all’Etiopia in cambio della base di Kagnew Station all’Asmara e poi sull’infinito assedio etiopico, delegato dagli USA, dell’Eritrea.
Editore: BookSprint.it
Evviva la dolce gentile ed eroica popolazione delle varie etnie dell’Eritrea!
Evviva la fratellanza tra Eritrei e Italiani!
Mario Ruffin
Via Zara n.9
31100 Treviso
e-mail: atoakim@email.it