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Urlo di un africano

Marilena Dolce
18/03/15
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’accorata lettera di Daniel Wedi Korbaria, arrivata alcuni giorni dopo l’accusa rivolta all’Eritrea dalla Commissione sui Diritti Umani di non rispettarli

NGO
Alzati Madre Africa, tanto i tuoi incubi notturni sono un’irreversibile realtà. Alzati perché sono arrivati altri ospiti.

Anche questi sono venuti per curarti, dicono tu sia affetta da una malattia contagiosa, sei carente della vitamina dei diritti umani. In poche parole Madre Africa, dicono che sei diventata disumana. E oltre ad essere il continente più malnutrito al mondo, in cui la fame uccide più di tutte le altre malattie, ti sta divorando anche il cancro del terrorismo. E purtroppo dicono che le metastasi del male si stanno rapidamente diffondendo ovunque.

I dottori sostengono che i tuoi problemi non siano facili da risolvere così su due piedi, che servirà loro altro tempo e soprattutto serviranno nuovi “volontari”. In pratica, Madre Africa, resteranno tuoi ospiti per sempre e si moltiplicheranno. E quelli che hanno già festeggiato i quarant’anni di presenza vogliono quantomeno raddoppiare.

Non devi dubitare Madre Africa, non ti lasceranno mai da sola. Loro tengono molto a te!
Non possono perderti perché senza di te non avrebbero motivo di esistere, senza di te non sarebbero niente, senza di te tornerebbero a casa a fare la fila per trovarsi un lavoro.

Fidati Madre Africa, se vogliono la totale libertà di movimento, quasi senza controllo, è solo per aiutarti meglio. Vogliono liberamente scegliere la tua cura, il tuo sviluppo economico, le tue priorità ed il tuo futuro. E se qualche tuo disgraziato figlio dovesse azzardare una qualche legge per limitare le loro azioni stai sicura che sbandiereranno al mondo l’ingiustizia subita e lanceranno allarmi scioccanti: “Prevediamo l’arrivo di un’epidemia. Senza di noi la popolazione civile ne subirà le conseguenze” e costringeranno UNHCR, (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani) a dichiarare: “Queste leggi non hanno giustificazioni e comprometterebbero lo sviluppo dell’Africa”.

Alzati Madre Africa!
Non si capisce perché, nonostante siano passati molti anni e loro siano sempre più numerosi, i tuoi problemi invece si siano centuplicati e complicati.
E dove sono finite le promesse che avrebbero curato i tuoi figli malati, sradicato la povertà, fermato la guerra o promosso un commercio più equo? Sei davvero così ingenua Madre da credere che un chilo di farina valga quanto un chilo d’oro?

Guardati intorno Madre Africa, i tuoi bambini malnutriti di ieri continuano a morire di fame anche oggi e chi si ingrassa sono solo quelle sudice mosche ronzanti. Le tue guerre fratricide non sono mai state risolte alla radice e anzi, dotate di armi di ultima generazione, scoppiano ovunque come popcorn. E quelle micidiali armi non vengono certo costruite da africani!

Dicono che tu allevi e nasconda i terroristi ma quel che non dicono è che costoro sono i loro soldati. L’operazione “war on terror” farà si che militari d’oltremare armati fino ai denti entrino ovunque, senza il limite dei confini nazionali, per dar loro la caccia. Non hai proprio scampo Madre Africa: “La guerra del futuro è in Africa!” come ripetono in molti.

E dopo un massacro o un genocidio etnico-religioso non ti resterà altro che supplicare l’intervento dei soccorsi internazionali e, puntualmente, arriveranno i lupi travestiti da agnelli. Gli stessi che hanno venduto armi ai tuoi figli e provocato la medesima guerra con la loro cinica filosofia del divide et impera. E per te non ci sarà mai pace se non un ennesimo deja vu!

Alzati Madre Africa e guardati intorno! Ai tuoi figli non offri certo un luogo dove si sentano realmente protetti, per strada ci sono i loro cadaveri a reclamare giustizia.
Madre smettila di piagnucolare adesso, smettila di maledirti, seppellisci le barbarie e poni fine alle loro sofferenze. È ora che tu agisca Madre, è ora che tu badi a quei figli da te partoriti. Il loro futuro è nelle tue mani, solo tu puoi salvarli.

Credi ancora che gli arbitri del mondo ti abbiano spento il fuoco con l’acqua? Credi ancora che accogliendo i profughi sotto le loro tende ti abbiano edificato un castello? Non credi invece che in cambio di lasciarli scorazzare liberi nel tuo recinto ti abbiano imprigionata a vita? Non credi che ad aprirgli il tuo cuore ti abbiano rubato l’anima in eterno?

Alzati Madre Africa, loro non sono venuti qui per aiutarti!
I tuoi benefattori sono i tuoi predatori ed aguzzini, sono i pirati d’oltremare. Liberati dalle catene del colonialismo e smettila di elemosinare i loro aiuti. I ricchi come te non dovrebbero proprio mendicare!
Impara Madre Africa da chi per prima ha rotto quelle catene di schiavitù, chiedilo a tua figlia Eritrea, l’unica ad essere uscita viva da quel tunnel buio che sembrava senza speranza.

Sì, è stata proprio questa giovane ventiduenne che ha creduto sin dalla sua nascita nella propria autosufficienza rinunciando al “dono” di un chilo di farina. Con le sue sole forze ha costruito strade, ponti, dighe, scuole e cliniche consapevole che gli “aiuti umanitari”, come una maledizione, erano alla base di tutti i mali africani perché corrompevano e rendevano schiavi i suoi beneficiari. L’unico sistema per essere liberi era quello di lottare con le unghie e con i denti ma per riuscirvi bisognava essere quantomeno orgogliosi. E lei lo era veramente.

Libertà e orgoglio, cara Madre Africa, vogliono un alto prezzo da pagare e tua figlia Eritrea ha pagato tutto caramente.
Le organizzazioni umanitarie che erano venute a curare le tue malattie cominciarono a metterle i bastoni tra le ruote perché sapevano che la filosofia dell’autosufficienza sarebbe stata la loro fine.

Così, per autodifendersi, accusarono Eritrea di far mancare al suo popolo la vitamina dei diritti umani, proprio a lei che aveva invece lottato una vita intera per conquistarla. Inventarono ogni sorta di menzogne, dissero che alimentasse il terrorismo e gioirono alle sanzioni dell’Onu ignorando che così sarebbero stati colpiti gli stessi di cui volevano tutelare i diritti umani.

Eritrea inciampò e cadde rumorosamente ma, nonostante il loro tifo avverso non la videro mai in ginocchio, si rialzò per insegnare ai suoi piccoli che nella vita non bisogna mai mollare.
E ancora, rapirono i suoi giovani attirandoli fuori dai confini con la promessa di una vita più agiata e invece li accompagnarono a morire tra deserto e mare. E per non far sentire al mondo il suo grido di dolore le cucirono la bocca e soffocarono la verità. Fu una vera tragedia.

Ma la verità è dura a morire e gli eritrei, che dicono in coro Awet n’Hafash,Vittoria al popolo, senza arrendersi mai difenderanno la loro Terra ereditata dai martiri che per essa combatterono trent’anni contro il più grande esercito africano dei loro tempi, sconfiggendolo.

Alzati Madre Africa, impara da tua figlia Eritrea! È ovvio che gridare Awet n’Hafash equivale ad una dichiarazione di guerra ma, ne varrà sempre la pena. In fondo, non hai altra scelta, o continui a subire in eterno le barbarie dei pirati, sapendo che ogni giorno a venire sarà peggio di quello passato, oppure puoi ribellarti e cercare di salvare il salvabile: i tuoi figli di domani.

Ma anche la generazione odierna “corrotta e complice” dei vampiri che finora hanno dilapidato le tue risorse e succhiato il tuo sangue può fare ancora la differenza. Oggi tutti gli africani devono iniziare quel percorso salvifico, a cominciare da se stessi, per essere degli onesti cittadini. Per affrancarti dalla miseria, Madre Africa, l’ambizione è essere incorruttibili, l’onestà di ognuno sarà la tua rinascita. Ma per riuscirci bisogna quantomeno essere orgogliosi.

Solo allora Madre Africa scoprirai che i pirati non ci sono più e con loro sono sparite anche quelle sudice mosche ronzanti, la tua cucina abbonda di cibo e i tuoi figli tornano da scuola giocando felici.
Dei campi profughi vuoti sarà rimasto solo il fruscio delle tende di plastica sotto al vento del cambiamento.
E finalmente la pace sarà con te Madre Africa. Perciò, Alzati!

Daniel Wedi Korbaria

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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