13/12/2024
Breaking News
Home | Ricordi | Mimma Nocelli, in ricordo di Philippe Leroy, tra Roma e l’Eritrea

Mimma Nocelli, in ricordo di Philippe Leroy, tra Roma e l’Eritrea

Marilena Dolce
04/06/24
0
2008

 

A Roma, a 93 anni, è morto l’attore francese Philippe Leroy.

Mimma Nocelli, giornalista, regista, scrittrice, ultimo libro “Si è fatto tardi troppo presto”, e ancora molto altro, ricorda l’incontro con lui e la compagna Emma Bini, sotto il cielo stellato delle isole Dahlak, luogo magico per gli innamorati.

Negli anni Settanta, in Italia, sua patria d’adozione, Philippe Leroy diventa famoso per l’interpretazione nello sceneggiato di Sergio Sollima di Yanez, l’amico di Sandokan.

Un ruolo che gli assicura notorietà e l’amore del pubblico per gli oltre duecento film a venire.

Mentre Emilio Salgari però, uomo di fine Ottocento, scriveva le sue avventure esotiche senza aver mai visto i luoghi, Philippe Leroy, fin da giovanissimo, abbandonato l’agio aristocratico della famiglia, visita il mondo in cerca di avventura.

Lasciata la Francia per l’Italia, il suo fascino è spesso al centro della cronaca rosa, ripreso al braccio di compagne e amiche con cui non divide solo la dolce vita romana ma anche viaggi spericolati, come il set dei suoi film.

Cosa meglio quindi dell’arcipelago Dahlak con le moltissime piccole isole del Mar Rosso? E proprio a Massawa, destinazione Dahlak, andrà con la compagna Emma Bini e l’amica Mimma Nocelli che in suo ricordo scrive ora un bellissimo post, che rende omaggio alla persona e ai luoghi.

Merita una parentesi casa Bini, ad Asmara.  Una bella villetta in stile italiano con a fianco il piccolo giardino, sopra il negozio di ottica. Durante una delle mie prime visite in Eritrea, ho incontrato il signor Scoma, mancato purtroppo qualche anno fa, che mi aveva raccontato la storia della casa, della famiglia Bini e del negozio di ottica ancora esistente.

“Raffaello”, mi disse, “era arrivato in Eritrea negli anni Trenta, come fotografo per l’Istituto Luce. L’Africa gli piaceva, decise perciò di fermarsi ma di non fare solo il fotografo. In un primo tempo produce sandali di gomma, gli shidda che diventeranno simbolo dell’indipendenza, amati un po’ da tutti ancora oggi, per praticità e basso costo. Qualche tempo dopo, nel 1953, apre il negozio di ottica “Bini”.  Nel frattempo incontra l’amore e sposa Nina da cui avrà due figli Giampaolo ed Emma, nata proprio in Eritrea, che negli anni Settanta, diventerà la compagna di Philippe Leroy.

Scrive nel post Mimma Nocelli, ricordando di averli incontrati proprio lì, alle Dahlak: “Si tratta di un immenso arcipelago di circa 200 isole nel cuore del Mar Rosso, al largo di Massawa.

Una miriade di gemme incastonate nel mare cristallino, che niente e nessuno è riuscito ad intaccare.

Davanti a loro hanno sfilato rotte commerciali millenarie, mercanti arabi ed eserciti ottomani, schiavitù e sfruttamento, aerei italiani, russi ed etiopi, guerre sanguinose.

Centinaia di imbarcazioni militari giacciono inghiottite per sempre tra i fondali.

Ma loro sono rimaste lì, incontaminate e selvagge.

Uno degli ultimi paradisi naturalistici marini.

Negli anni ‘70 ero andata più volte con gli amici a trascorrere il capodanno su dei vecchi mezzi da sbarco, delle chiatte di ferro totalmente spartane, che si potevano noleggiare per navigare tra quelle meravigliose isole. I marinai ci cucinavano il pane a bordo e ci nutrivamo solo del pesce pescato da noi.

Si dormiva su brande di paglia, tutti insieme a cielo aperto, costretti ad adattare i nostri ritmi alla luce del sole.

Il brindisi di fine anno non rispettava la mezzanotte ma il calar del sole, quando si doveva necessariamente dormire perché il mattino dopo non ci era concesso di indugiare.

Il sole all’alba in Africa è implacabile se non si ha un tetto.

Le giornate si passavano immersi in fondali incredibili. Inimmaginabili.

Con me c’era l’uomo che in seguito avrei sposato, Marco.

Arrivando a Massawa, dove ci imbarcavamo, Marco volle chiamare una sua cara amica che sapeva trovarsi lì. Era Emma, la compagna di Philippe, che in quel momento era anche lui lì, a Massawa.

Ci raggiunsero in motoscafo in mezzo al mare e furono una visione.

Di quelle che non si dimenticano.

Conoscevo già Emma e la sua bellezza ma era la prima volta che incontravo Philippe.

I due insieme erano davvero da togliere il fiato. Splendidi e pazzescamente innamorati.

Poi, qualche tempo dopo, Emma e Philippe decisero di acquistare un rudere a Cetona.

Li andai a trovare più volte da Roma. Si dormiva nei sacchi a pelo in un soppalco che si raggiungeva con una scala traballante. Poi il rudere divenne uno splendido casale e loro ebbero la loro bimba, Cecile.

Sono tornata mille e mille volte da Emma e mi sono innamorata di questi luoghi.

Ed ora eccomi qui.

Ecco, ti ricordo così Philippe, quando mi sei apparso con quell’azzurro incredibile del mare a farti da cornice e quella luce speciale che l’amore per Emma ti faceva emanare…

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati