L’Africa è la nuova frontiera dello sviluppo
L’Africa è la nuova frontiera dello sviluppo
A Bari, l’11 settembre, si è svolto, durante la Fiera del Levante, un convegno internazionale dal titolo: “Africa, la nuova frontiera dello sviluppo”. Presenti gli ambasciatori di Eritrea e Sudan
Per l’Italia, l’Africa è la nuova frontiera.
Geograficamente una frontiera per i flussi migratori che da lì provengono, attraverso la Libia. Ma in senso lato una nuova frontiera per le imprese italiane che con l’Africa possono lavorare.
Imprese il cui modello, piccolo e medio è in sintonia con l’economia africana.
La Fiera del Levante di Bari ha ospitato su questi temi un convegno internazionale dal titolo: “Africa, la nuova frontiera dello sviluppo”. Un meeting promosso da Polis Avvocati, in collaborazione con la Regione Puglia, la Camera di Commercio di Bari, Puglia Sviluppo, Sace, Simest e IWS.
Al centro degli interventi le opportunità di sviluppo e scambio con l’Africa e soprattutto con tre paesi: Eritrea, Sudan e Repubblica Sudafricana. Presenti all’incontro, politici, responsabili di enti per la cooperazione, operatori, professionisti e gli ambasciatori di Eritrea e Sudan.
Dice Massimo D’Alema “l’Africa è il nostro più grande vicino, un continente attraversato da tragiche contraddizioni. Però anche un continente che conosce un grande sviluppo. Un continente giovane che dev’essere partner dell’Europa. Una partnership fondamentale se si pensa che il 60 per cento degli africani ha meno di 30 anni. Mentre tra breve il 60 per cento degli europei ne avrà più di 50”.
Un continente giovane con ottime prospettive di crescita nel prossimo quinquennio. Un continente che ha conquistato in questi anni una maggiore rappresentanza nei consessi internazionali. Soprattutto su temi di rilevanza globale che vedono l’Africa in prima linea: cambiamenti climatici, sicurezza internazionale, politiche di sviluppo economico e commerciale.
Per l’Italia, dunque, è importante rafforzare la propria partnership con l’Africa.
A suo vantaggio vanno le ottime competenze in campi strategici dell’energia rinnovabile, delle costruzioni eco compatibili, dell’agricoltura a basso impatto ambientale. Per non dimenticare le capacità artigianali che ne hanno reso unico il made in Italy
E proprio agricoltura, energia e infrastrutture sono i settori al centro della crescita africana.
A questo proposito Adolfo Urso, presidente Fondazione Farefuturo dice che le “medie imprese del Mezzogiorno possono affrontare tale sfida. L’acqua per esempio, prima emergenza in Africa è un’emergenza che la Puglia conosce e ha saputo risolvere. Così come l’emergenza energia. Anche in questo campo, pensando alle energie rinnovabili, la regione Puglia è in prima linea”.
L’imprenditoria però ha bisogno di sostegno. In questo, finora, l’Italia non ha brillato. Se comparata con gli altri paesi europei e non solo, il nostro ha un numero di gran lunga inferiore quanto a rappresentanze diplomatiche in Africa.
Rincuorante, in questo senso, l’intervento di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia che, in chiusura del convegno, ha detto che “la regione Puglia vuole essere a fianco dei propri operatori economici per costruire rapporti con paesi nei quali è difficile stabilire relazioni. Lo vuol fare al servizio della Repubblica Italiana perché operazioni di quest’importanza non si possono fare senza la collaborazione degli organismi governativi deputati alla politica estera e in particolare alla costruzione della internazionalizzazione delle imprese italiane, specie in un continente così complicato”.
Un continente “complicato” cui serve una nuova narrativa. Uno sguardo che non si limiti ai problemi, che impari a conoscere i singoli Paesi, senza appiattirli in un unicum. Che dell’Africa conosca la storia e le tradizioni.
“Il mondo e l’Unione Europea stanno capendo gradualmente che l’Africa giocherà un ruolo predominante nello scacchiere mondiale, sia dal punto di vista della politica estera, sia dal punto di vista commerciale. Abbiamo superato gli anni in cui l’Africa veniva considerata un’entità marginale, quasi dimenticata”.
Così si è espresso Michele Mazzarano, assessore allo Sviluppo Economico, Regione Puglia.
La scarsa presenza di servizi di forniture energetiche efficienti è il principale freno alla crescita dell’Africa.
Nel continente circa 600 milioni di persone, (due terzi della popolazione complessiva) non hanno ancora accesso all’elettricità. In Africa subsahariana si stima che nel 2030 il numero complessivo di persone senza accesso all’energia sia destinato ad aumentare. Questo anche per la crescita demografica. Nei prossimi 35 anni nasceranno nel continente che già conta 1 miliardo di abitanti, 1.4 miliardi di bambini. Per la fine del secolo la popolazione africana potrebbe raggiungere i 4 miliardi, pari al 40 per cento degli abitanti della terra.
Perché l’Africa non resti al buio c’è molto da fare. E molto possono fare le imprese italiane.
Beniamino Quintieri, presidente Sace ha detto che nel 2016 il portafoglio di operazioni export e investimenti sostenuti in Africa in favore delle imprese italiane è più che raddoppiato, raggiungendo 1.6 miliardi di euro.
Perciò sembra di capire che l’imprenditoria italiana riceverà il sostegno necessario per lavorare in molti paesi africani.
All’incontro di Bari hanno partecipato gli ambasciatori di Eritrea e Sudan, Fesshazion Pietros e Amira Gornass.
L’ambasciatore Fesshazion nel suo intervento ha ricordato i legami storici tra Eritrea e Italia. Concludendo con un appello agli imprenditori italiani “perché vadano in Eritrea a investire”. “L’economia del paese” spiega l’ambasciatore “è basata e deve svilupparsi soprattutto nell’agricoltura. Ma anche pesca, industria conciaria, turismo e risorse naturali, potrebbero essere sviluppate grazie alla cooperazione tra i due paesi”.
In Africa il 50 per cento delle terre arabili è ancora non coltivata. Grazie alla modernizzazione dell’agricoltura, evitando il land grabbing, l’Africa può trasformarsi da terra di emigrazione a terra d’immigrazione.
Nel suo intervento l’ambasciatrice del Sudan Amira Gornass ha stigmatizzato la “pesante e negativa attenzione dei media verso il suo paese”. “Un paese” ha aggiunto “che ha sofferto cinquant’anni di conflitti interni, aprendosi ora, dopo la secessione dal Sud Sudan e con la prossima fine delle sanzioni internazionali, a una nuova stagione”. “Le opportunità di sviluppo” conclude “offerte dalle risorse del paese sono ampie ed estremamente interessanti. Incentivi, detassazioni e formule di facilitazioni sono al centro delle politiche del governo sudanese”.
Partendo dalla Puglia, l’Italia perciò si impegna a fare molto per l’Africa. Fornire energia, costruire dighe, strade, case, realizzare infrastrutture. Portando il proprio saper fare nel continente che, dicono le statistiche, cresce di più nel mondo.
Marilena Dolce
@EritreaLive
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