Imprenditori italiani pronti a investire in Eritrea
Imprenditori italiani in Eritrea per investire nel paese.
Gli imprenditori italiani sono pronti a investire nello sviluppo dell’Eritrea.
In molti campi conoscenze e capacità delle imprese private italiane potranno fornire un valido aiuto allo sviluppo eritreo. Anche per la formazione dei giovani.
A dicembre un gruppo di 80 imprenditori italiani è andato in Eritrea per rendersi conto delle opportunità d’investimento. Per vedere come fare impresa, collaborando con gli eritrei. Hanno parlato, nei rispettivi campi, con ministri e funzionari riportandone un’impressione positiva.
Un viaggio che è stato possibile per la normalizzazione dei rapporti tra Eritrea ed Etiopia e per il miglioramento delle relazioni istituzionali con l’Italia.
Lo scorso 9 luglio, infatti, Eritrea ed Etiopia hanno firmato un accordo di pace che ha messo fine a vent’anni di tensione (1998-2018). Preparando le condizioni per la ripresa di colloqui fermi da tempo.
L’inizio di questo nuovo corso è stato segnato dalla visita del premier Giuseppe Conte, prima ad Addis Abeba poi ad Asmara. Quindi dal viaggio del vice ministro agli Esteri, Emanuela Del Re che è stata in Eritrea, in Etiopia a Gibuti e in Somalia.
L’Italia, in questi mesi, ha più volte detto di essere pronta ad affiancare Eritrea ed Etiopia per aiutarne il percorso di pace.
Dopo tali promesse è arrivata con l’inizio del nuovo anno, la notizia del finanziamento italiano del progetto per la ferrovia Massawa-Addis Abeba. L’occasione dell’annuncio, fatto dal premier Conte, è stata la visita a Roma del premier Abiy Ahmed.
Una decisione che non stupisce e conferma quanto già dichiarato da molti politici italiani.
Il presidente Sergio Mattarella, nel discorso tenuto alla Farnesina lo scorso ottobre, durante la conferenza Italia-Africa, aveva detto che, per la prima volta, si poteva parlare di sviluppo condiviso. Infatti la pace tra Eritrea ed Etiopia avrebbe portato maggiore tranquillità nell’intera area.
In quella stessa occasione il ministro agli Esteri Enzo Moavero, riferendosi alle imprese italiane, aveva affermato che avrebbero potuto trovare opportunità d’investimento in Africa. Anche in Eritrea ed Etiopia, paesi non più in conflitto tra loro.
Osman Saleh, ministro degli Esteri eritreo nell’intervento in quella stessa sede aveva aggiunto che l’Eritrea avrebbe preso in considerazione tutti i possibili investimenti esteri.
In questo senso, per il legame e le tradizioni che uniscono Italia ed Eritrea, l’Italia avrebbe potuto essere privilegiata.
Superato lo schema donatore-beneficiario, ora la via per lo sviluppo corre su piani condivisi, per raggiungere obiettivi comuni.
Riferendosi all’Africa e alle polemiche per l’arrivo dei migranti, la vice ministro Del Re all’inizio del suo mandato aveva detto, “l’Africa è un’opportunità, non una minaccia”.
Parole raccolte dalla delegazione di ottanta imprenditori italiani arrivati ad Asmara a dicembre. Il loro obiettivo era conoscere e valutare le opportunità offerte dal paese.
Rivolgendosi a una platea composta da ministri, politici e imprenditori italiani ed eritrei, il vice ministro ha spiegato che il suo “mantra”è lo sviluppo condiviso. Quelle che funzionano, dice, sono le decisioni prese insieme.
Anche riferendosi al colloquio avuto con il presidente eritreo Isaias Afwerki, la vice ministro Del Re ha parlato di un percorso comune per Eritrea ed Italia.
“Insieme” ripete “è la parola chiave che deve accompagnarci. Perché unendo alle nostre, le risorse umane, ma anche naturali ed economiche dell’Eritrea, si potrà costruire un futuro migliore”.
“Per fare impresa ci vuole coraggio dote che agli italiani non manca”.
“Vedere tante imprese italiane interessate al mercato eritreo, non può che renderci soddisfatti”, dice il console eritreo in Puglia, Francesco Paolo Bello. “Dopo il percorso di pace di luglio, dopo la revoca delle sanzioni (ndr, dicembre 2018), dopo l’inserimento dell’Eritrea tra i componenti dell’Assemblea dell’Onu per i diritti umani, l’arrivo ad Asmara delle imprese italiane, completa un anno importante”.
Chi sono e da dove provengono gli imprenditori interessati a investire in Eritrea?
Arrivano da molte regioni italiane e lavorano in campi diversi.
Energia, costruzioni, mobilità, trasporti, comunicazioni, industrie alimentari, del vino, del cioccolato, della ristorazione industriale. C’è poi il settore ospedaliero con la logistica e la realizzazione di sale operatorie, “chiavi in mano”. Le aziende di infrastrutture ferroviarie, di serramenti e di materiali speciali per la costruzione. Infine imprese che producono pompe per l’irrigazione, zootecniche, per la pesca, la cartografia, gli imballaggi industriali, la lavorazione del marmo e delle pelli.
Gioca a favore dell’Italia una reciproca simpatia. Gli italiani stimano gli eritrei. Riconoscono nel loro carattere tratti di fierezza, orgoglio, combattività ma anche grande cortesia. Aggettivi usati dai molti partecipanti al viaggio per descrivere le loro impressioni sulle persone incontrate.
Inoltre gli eritrei hanno saputo, pur ricordando il passato, mettere da parte il rancore e guardare avanti.
Quindi, conquistata l’indipendenza (1991), hanno scelto di conservare i lasciti diventati parte della loro stessa storia. Cominciando dagli edifici delle città. Non per niente nel 2017 Asmara è diventata patrimonio dell’Unesco. Un riconoscimento delle capacità e del lavoro di italiani ed eritrei.
Francesco Traietti, DoKema Medical, non ha dubbi quando, intervistato ad Asmara, dice di avere stima degli eritrei, persone con le quali lavorerà nei prossimi mesi. Il suo impegno infatti sarà quello di occuparsi di ospedali.
Per Gianluca Laliscia l’Eritrea è stata una scoperta positiva. “Noi puntiamo sempre sulla qualità”, spiega. “Per l’Eritrea abbiamo un progetto di allevamento di cavalli arabi purosangue. “Non sapevamo però” aggiunge “ed è fantastico, che qui il clima e la qualità del terreno fossero perfetti per creare pascoli verdi e condizioni ideali”.
Anche Luigi Bucataio, Metal Serbatoi, è pronto, con un progetto per il porto eritreo. Servono serbatoi per stoccaggio. Proprio quello che fa l’azienda italiana di Torgiano, specializzata in serbatoi metallici per l’alimentare, l’energia, il petrolio e l’acqua.
In alcuni casi quello che c’è già funziona. Andrebbe però implementato.
Così dice Fabrizio Negri, Grifo Latte, dopo aver visitato fattorie per la produzione di latte concepite come quelle europee e italiane. Diverso invece il discorso per quanto riguarda la trasformazione della materia prima. In questo caso si potrebbe fare di più. “Noi”, spiega Negri, “potremmo portare le tecnologie e insegnare come si fa”. “Perché”, aggiunge, “la materia prima in Eritrea c’è, ed è ottima”.
Luigi Giannini, presidente FederPesca, già conosce l’Eritrea. Il suo primo viaggio risale al 2004. Ora però, con le mutate condizioni politiche, pensa si possa finalmente fare molto di più.
Va ricordato che l’Eritrea ha più di mille chilometri di costa e un mare ricco di pesci. Quello di cui necessita è ottimizzarne la conservazione e il trasporto, per il mercato interno e per l’esportazione.
Anche il responsabile della divisione produttrice di veicoli commerciali Iveco, Camillo Bacchi pensa che ci siano buone premesse per lavorare in Eritrea.
Due le società arrivate in rappresentanza del settore dell’energia, Gold Energy e Energy Vault. In entrambi i casi gli investimenti in Eritrea riguarderebbero le energie rinnovabili.
L’Eritrea è un paese dove un tempo c’erano molte concerie.
E potrebbero tornarvi. Per valutarlo è arrivato ad Asmara Sergio Dani della Italprogetti, azienda pisana per la lavorazione delle pelli, dalla materia prima al prodotto finito. Questo è anche ciò che farebbe in Eritrea. Il risultato, spiega, sarebbe un prodotto eccellente, nato dall’unione del saper fare italiano e dell’ottima materia prima eritrea.
Il turismo è un altro settore con grandi potenzialità e in attesa di un nuovo sviluppo. Dall’altopiano alla costa, “tre stagioni in due ore”, diceva una collaudata réclame per presentare la diversità geografica e la bellezza del paese.
Per valutarne il rilancio è arrivato in Eritrea un uomo che di luoghi belli se ne intende, Vincenzo Presti. Che dà sul paese e su quanto visto, un giudizio positivo. ”Sono pronti”, dice riferendosi agli eritrei. “Possono attirare turisti da tutto il mondo e potranno accogliere molta gente. Devono però sistemare le infrastrutture”, conclude.
Per fare ciò, per occuparsi delle necessarie infrastrutture, sono giunte ad Asmara imprese italiane in grado di costruire o ristrutturare porti, strade, ponti, ferrovie.
Per finire in bellezza, va detto che tra gli 80 imprenditori italiani c’era anche Roberto Domiziani, artigiano del “made in Italy”. Un uomo che a Deruta, in Umbria, lavora con passione la ceramica, producendo oggetti bellissimi.“Io faccio ceramica come un tempo”, dice, “perché è una tradizione che non si deve perdere ma passare ai giovani”.
Per questo motivo il suo, per l’Eritrea, è solo un arrivederci. Con la speranza di tornarci presto, per insegnare ai giovani eritrei il suo mestiere di pazienza e precisione.
Per un futuro “made in Eritrea”.
Marilena Dolce
@EritreaLive
Ho visitato il Paese nel 2018. Ci ritorno a maggio per tre settimane. Sono interessato alla produzione di abbigliamento, al turismo ed allo sport del calcio.