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Fiori nel cimitero eritreo dei carri armati

Marilena Dolce
29/01/20
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Fiori nel cimitero eritreo dei carri armati.

Il cimitero eritreo dei carri armati è un simbolo della sopraffazione militare etiopica.  Dopo la pace firmata nel 2018 tra Eritrea ed Etiopia è il luogo della memoria della lunga guerra.

“Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, per una ballata di pace”, così cantava nel 1967 il complesso italiano I Giganti.

Ma quelli, per l’Eritrea, non erano certo anni di pace.

Il mancato processo di decolonizzazione seguito agli anni del colonialismo italiano, consegna il paese all’imperatore Heilè Selassiè. Il negus prima ottiene dall’Occidente di federarlo all’Etiopia poi, dieci anni dopo, di annetterlo. Sempre nel silenzio internazionale.

Quando l’imperatore muore, nel 1975, le cose per l’Eritrea, non migliorano. La giunta con a capo Menghistu Heilé Mariam, considera nuovamente il paese una regione dell’Etiopia.

Così gli eritrei continuano e intensificano la lotta per la libertà iniziata nel 1961. I guerriglieri combattono per l’indipendenza liberando, man mano, diverse zone e del paese, fino ad entrare, il 24 maggio 1991,  ad Asmara, capitale riconquistata.

Alla forza eritrea non credevano in molti. Quella che è stata definita “la più lunga guerra mai combattuta” è passata sotto silenzio per molto tempo.

Qualcuno però ne scrive. Lo storico inglese Basil Davidson si trova nelle zone liberate durante la battaglia di Afabet. Così ne scrive, “una delle più grandi vittorie conseguite da un movimento di liberazione dopo la battaglia di Dien Bien Phu che nel 1954 ha posto fine al colonialismo francese in Vetnam”.

Lo spettro della lunga occupazione militare etiopica rimane però in Eritrea.  Ancora oggi lo si può vedere nel così detto “cimitero dei carri armati”, alla periferia di Asmara.

Qui giacciono i mezzi militari utilizzati dal Derg, la giunta etiopica, contro i guerriglieri eritrei. Sono armi che l’Etiopia ha ricevuto dai propri alleati, soprattutto dall’URSS che che ne istruiva l’esercito.

Finora l’area era considerata militare, quindi visitabile solo con un permesso speciale.

Quando anni fa ci sono andata, a colpirmi non è stata la morte ma la vita che si era  fatta comunque spazio tra le lamiere. Il verde degli alberi di pepe cresciuti spontanei  un po’ ovunque. I fiori nei cannoni, per l’appunto.

Ora il progetto è di rendere il cimitero dei carri armati, risistemandolo, un luogo visitabile. Per mantenerne la storia, anche nei momenti di pace.

@EritreaLive

 

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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