Per il visitatore che arriva da Milano con il treno o la metropolitana e scende alla stazione Rho Fiera, una volta passati i controlli, superati i tornelli, il primo incontro con Expo 2015 è il Padiglione Zero, curato da Davide Rampello e progettato da Michele De Lucchi.
Sarà la citazione di Plinio, divinus halitus terrea, il respiro divino della terra, posta sulla facciata a condurlo nell’oscurità della crosta terrestre dove una grande parete di legno, frutto dell’eccellente lavoro di ebanisti italiani, con cassetti ancora chiusi e altri invece aperti, lo introdurrà al viaggio nella memoria collettiva, verso la conoscenza del mondo.
Si attraversano dodici sale ricche di emozioni, più difficili da raccontare che da osservare: pareti affrescate con i colori vivaci del cibo, frutta, verdura, semi, chicchi, per ricordare il tema di Expo, “Nutrire il Pianeta”. Poi il percorso attraverso luoghi nei quali prevale la mano dell’uomo, il suo lavoro, il passaggio dalla campagna alla città, l’industria e, infine, lo spreco di risorse preziose.
Prima dell’uscita si attraversa una sala con animali, bianche sculture sulle quali volteggiano, appesi al soffitto, pesci che nuotano in un mare virtuale, sospeso.
E all’esterno, libera verso il cielo, la chioma dell’albero con il tronco nodoso ancora trattenuto dalla Terra…
Continuando a camminare lungo la Main Street, chiamata con nome latino Decumano, per ricordare che era, insieme al Cardo, l’arteria che anticamente divideva in quattro parti la città, s’incontrano padiglioni e cluster fino a raggiungere quello delle “Zone Aride”, sul lato opposto rispetto all’ingresso principale.
Decumano e Cardo hanno un punto nodale in Piazza Italia, luogo simbolo dell’incrocio del mondo.
Quali e quanti sono i paesi africani che partecipano a Expo? Tre, Angola, Marocco e Sudan hanno costruito un proprio padiglione, gli altri trentacinque invece hanno scelto la condivisione in cluster tematici che si ricollegano al tema “Nutrire il pianeta, Energie per la Vita”.
All’interno dei cluster, in uno spazio individuale, i singoli paesi si presentano e si raccontano, utilizzando la propria lingua, l’inglese e spesso anche l’italiano, probabilmente una gentilezza verso il paese ospite.
Al cluster Riso, abbondanza e sicurezza, partecipa la Sierra Leone, mentre Gabon, Ghana, Camerun, Costa d’Avorio e Sao Tomé Principe sono nel cluster Cacao e Cioccolato, il cibo degli dei.
Poi ancora Caffè, l’energia delle idee, dove si trovano Burundi, Kenya, Ruanda, Uganda ed Etiopia.
Poco distante il cluster Frutta e Legumi per conoscere meglio Benin, Gambia, Guinea, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo e Zambia.
La Tanzania è l’unico stato africano che partecipa al cluster dedicato alle Spezie, mentre Algeria, Egitto, Libia e Tunisia propongono salute, bellezza armonia nel cluster Bio mediterraneo.
Isole, mare, cibo è il tema del Cluster di Comore, Guinea Bissau e Madagascar. Legati invece alla tradizione Congo, Mozambico, Togo e Zimbabwe partecipano al cluster Cereali, tuberi, vecchie e nuove colture.
Alla fine del percorso, superato l’Albero della Vita e il padiglione Italia eccoci al cluster agricoltura e alimentazione nelle Zone Aride cui partecipa l’Eritrea insieme a Gibuti, Mauritania, Mali, Senegal e Somalia.
Terminata la visita, per riprendersi dalla fatica del lungo viaggio a piedi ci si può concedere una pausa, uno spuntino in uno fra i molti ristoranti italiani, oppure all’interno dei cluster o nei padiglioni dove i singoli paesi offrono le proprie specialità.
Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.
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