30/01/2025
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Tra i cieli dell’Impero, una storia tra Italia ed Eritrea

Marilena Dolce
30/01/25
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Tra i cieli dell’Impero, una storia tra Italia ed in Eritrea, è il romanzo di Mauro Moruzzi uscito a fine 2024 e ambientata in Africa Orientale Italiana. 

Esattamente un anno fa, lo scorso gennaio, in occasione del vertice Italia-Africa, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha restituito al premier d’Etiopia, Abiy Ahmed un aereo della loro flotta, sottratto a suo tempo dalle truppe di Benito Mussolini.

Il monoplano si chiama Tsehay, Sole, nome della terza figlia dell’imperatore Hailè Selassie ed era il primo aereo costruito in Etiopia negli anni Trenta. In realtà ha volato pochissimo, solo una trentina di ore prima di essere requisito dagli italiani nel 1936. Il ministero della Difesa ha precisato che dal 1941 fino alla restituzione, l’aereo è rimasto nel Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, nel Lazio, vicino a Bracciano

Ed è proprio lì, a Bracciano, nei capannoni di quello stesso museo che Giovanna, la protagonista femminile del romanzo Tra i cieli dell’Impero, comincia la sua storia eritrea.

Lei e il padre sono alla ricerca di un biplano Fiat C.R.42 pilotato in Africa Orientale Italiana nel 1940-1941, dal tenente Marco Fontanini, questo il suo nome nel romanzo.

Come sa chi ha letto i precedenti romanzi di Moruzzi ambientati in Eritrea, anche in questo caso la narrazione, intrecciata alla storia, lascia spazio all’immaginazione e alle ipotesi.

Il libro è frutto di un lungo lavoro di ricerca, in Italia ma anche in Eritrea, per ascoltare storie di vita e visitare i luoghi. Ogni personaggio del romanzo ha dietro di sé una persona che ha raccontato la propria vita. “Tutti i personaggi del libro narrano storie vere, che poi io attribuisco ai miei personaggi, modificandole in parte. I personaggi si riferiscono a persone esistenti o che sono esistite, perché io so scrivere solo di ciò che vedo, raramente invento…” spiega Moruzzi.

Mauro Moruzzi in Eritrea, a Massawa

Perciò il romanzo racconta, pagina dopo pagina, emozioni, immagini, realtà e storie degli uomini della 412ma squadriglia Autonoma Caccia Terrestre della Regia Aeronautica Militare Italiana.  Quella che sulla fusoliera porta il simbolo dell’Africa con al suo interno, il cavallino rosso rampante.

Lo stesso cavallino rosso che Francesco Baracca, asso della prima guerra mondiale, aveva scelto per il suo velivolo, dopo le molte vittorie.

Gli aerei della 412ma squadriglia, che volano nel 1941-1942 in Eritrea, sono chiamati Falco. Della storia della squadriglia però si sa molto poco. L’Italia del dopoguerra, per evitare di trovarsi faccia a faccia con l’avventura coloniale e il suo epilogo fascista, le ha dimenticate.

Così, per seguire le tracce di Marco Fontanini e del suo biplano, Giovanna parte per l’Eritrea dove scoprirà intrecci tra storia coloniale e storia locale, vita militare e civile, realtà e sogno. Percorrendo in macchina i chilometri che, dall’altopiano della capitale Asmara conducono sulla costa, Giovanna ritrova i lasciti coloniali ancora esistenti, la ferrovia e la strada.

Ma chi era il pilota Marco Fontanini?

Nel romanzo nasce a San Daniele il 25 ottobre 1917, mentre gli austriaci occupano il Carso dopo la disfatta italiana.  Marco parte per la Spagna nel 1936, come pilota dell’aviazione legionaria per combattere nella squadriglia La Cucaracha, che in seguito riceverà l’encomio di Mussolini.

Poco dopo, nel Nel 1940, combatte in Eritrea. Uno dei pochi a salvare sé stesso e il proprio aereo. A Giovanna dicono che forse è stato fatto prigioniero dagli inglesi ma che, fuggito dal campo di prigionia in Kenya, sia in seguito tornato in Eritrea, diventando un “insabbiato”, cioè uno che voleva far sparire le proprie tracce.

Arrivata a Massawa, Giovanna incontra un anziano signore italiano rimasto in Eritrea anche dopo il 1941 che le narra molte cose, parlandole anche delle ferite della città. Della sua bellezza che ancora si scorge, se la si immagina com’era prima dell’attacco etiopico del Derg. Un attacco vile che, arrivato dal cielo quando ormai tutto era perso, ha infierito sulla città e sulle case, uccidendo i civili. Una lugubre distruzione ordinata da Menghistu Haile Marian per colpire duramente il Fronte Popolare di Liberazione Eritreo che, poco prima della liberazione di Asmara, aveva respinto a Massawa l’esercito etiopico e i suoi alleati con l’operazione Fenkil, estirpazione.

Marco è un uomo che, come dice Giovanni alla sua interlocutrice, “volava alto”, anche se dalla parte sbagliata, cioè a fianco del regime fascista e che in Eritrea combatte contro gli inglesi la sua ultima battaglia nel cielo sopra Keren

Una battaglia, quella di Keren che, nel 1941, chiude l’esperienza coloniale in AOI, con almeno 50 mila tra morti e feriti. Tra loro moltissimi ascari, i soldati eritrei delle truppe italiane. Uomini rimasti quasi sempre senza nome, pur avendo combattuto fino all’ultimo con valore e coraggio, come testimoniato dal comandante Amedeo Guillet.

Tornando al pilota Fontanini, dopo Keren, prende parte alle prime coalizioni per combattere contro l’Etiopia che, negli anni Cinquanta aveva incluso l’Eritrea in una federazione, diventata ben presto però un’annessione forzata. Nel 1960 al Cairo si forma il Fronte di Liberazione e, poco dopo, il 1 settembre 1961, Idris Awate, un combattente beni amer originario di Tessenei, attacca, con un manipolo di uomini, una stazione di polizia nella regione del Barka, dando l’avvio ai trent’anni di guerra di liberazione (1961-1991).

Dopo la sconfitta di Keren però, per gli italiani che restano in Eritrea, la vita cambia. Non più militari, continuano a essere commercianti, meccanici, salumieri, tassisti, barbieri. Lavorano in Eritrea fino agli anni Settanta, quando le nazionalizzazioni decise dall’Etiopia, togliendo loro ogni proprietà, li costringeranno ad andarsene. Che fine ha fatto l’aviatore Fontanini? il lettore lo scoprirà seguendo ancora le testimonianze raccolte da Giovanna e i suoi incontri che la riportano da Massawa ad  Asmara.

Prima di partire dall’Eritrea, però Giovanna ci condurrà, ancora una volta, per le vie di Massawa. Lì dove un tempo c’erano bei palazzi dalle architetture moresche, terrazze affacciate sul mare e tanti alberghi eleganti, ora resta l’Hotel Torino, chiuso, “immobile al centro della città vecchia, come un pachiderma ormai morto”.

Nel suo viaggio Giovanna intreccia una relazione dal risvolto anche sentimentale, con un uomo che si chiama Marco ed è stato, anch’egli, pilota… Lui le racconta che, nel 1975, si è unito ai guerriglieri eritrei.  “Come pilota militare e civile”, le spiega, “ero per i fighters qualcosa di prezioso”. Adesso la vita di Marco, forse alter ego di Marco Fontanini, è colma di tanti ricordi, tante immagini che si sovrappongono le une alle altre, tra  Eritrea e Italia, dove tornerà con Giovanna, per ritrovare a Roma l’ultimo fantasma della sua vita passata.

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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