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Milano-Asmara: stazioni di servizio “futuriste”

Marilena Dolce
08/09/15
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©Bruno zanzottera, ParalleloZero, Asmara, Fiat Tagliero

©Bruno Zanzottera, ParalleloZero, Asmara, Fiat Tagliero, stazione di servizio, progetto di Giuseppe Pettazzi, 1938

Asmara esisteva ancor prima del colonialismo italiano tuttavia, unendo i villaggi, l’Italia le ha dato una forma urbana moderna, caratterizzata da un piano regolatore e dalla divisione in zone.
Ville, condomini, uffici, cinema, teatri, negozi, ospedali, fabbriche, sono costruite negli stessi anni e nello stesso modo in Eritrea e in Italia.
Impossibile, visitando Asmara, ma anche altre città eritree, non avere déjà vu, guardando strade, palazzi, finestre, persiane, terrazzi, giardini e decorazioni, come fossero quelle di una qualsiasi città italiana.

Nel 1890 l’Eritrea diventa colonia, ma molto di quello che oggi vediamo sorge negli anni del fascismo, durante i quali Giuseppe Bottai, governatore di Roma e di Addis Abeba, così si esprimerà parlando degli architetti: “Tra le professioni liberali, quella dell’architetto ha una funzione di prim’ordine, perché ad esso è affidato il compito di ricercare e definire, nella particolare arte che coltiva, lo stile dell’era che viviamo”.
E se l’era è quella fascista lo stile sarà littorio: “Veramente fascista e italiano” dichiarerà Marcello Piacentini, l’archistar del duce.

Giovani architetti e geometri italiani andranno a costruire in Eritrea, trovando laggiù una maggiore libertà per sperimentare o interpretare spunti provenienti da correnti ormai bandite in patria. Il risultato è un lavoro spesso bello, sempre più “leggero” di quanto si stava costruendo qua.

Alcuni di loro progetteranno strutture che, come nel caso della Fiat Tagliero di Giuseppe Pettazzi (1938), diventeranno simboli della città.
In Sematat Avenue, centrale via di Asmara, ancora oggi c’è l’ex stazione di servizio Fiat, ali spiegate, pronta al decollo. Si narra che al termine dell’opera i manovali non volessero togliere i sostegni laterali temendo crolli ma che l’architetto li abbia costretti, sicuro del suo lavoro, impugnando una pistola.

Anche a Milano, negli anni ’50, in Piazzale Accursio, allora estrema periferia cittadina, si costruisce una stazione di servizio “aerea” su progetto di Mario Bacciocchi, architetto che lavorerà molto per l’Eni di Enrico Mattei.
Stavolta però la fusoliera della stazione Agip, senza ali e rigidamente ancorata a terra, non potrà tentare il volo.

©EritreaLive, Milano, Stazione di Servizio Piazzale Accursio

©EritreaLive, Milano, Stazione di Servizio Agip, Piazzale Accursio, progetto di Mario Bacciocchi, 1952

Almeno fino a oggi.
È di questi giorni, infatti, la notizia che l’ex stazione, ormai in disuso da anni, acquistata da Lapo Elkann, rampollo di casa Fiat, avrà una nuova, lussuosa, occasione di rinascita.

Per ridare valore a un simbolo di Milano diventerà, spiega lo staff, sede di Garage Italia Customs, società specializzata nella personalizzazione di auto, barche, aerei e persino elicotteri.

Qui ci sarà l’hub creativo che darà lustro all’antica stazione di servizio milanese, cugina minore dell’asmarina Fiat Tagliero, più audace, ma bisognosa di restauro.
E chissà che non possa esserlo made in Fiat, per ricordare un legame passato e l’intraprendenza futurista che è riuscita a far immaginare il volo non solo alle auto ma anche alle stazioni di benzina.

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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