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La visita del premier Conte in Etiopia ed Eritrea

Marilena Dolce
13/10/18
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Arrivo del premier Conte all’aeroporto di Asmara in Eritrea
©Yonas Tesfamichael

La visita del premier Conte in Etiopia ed Eritrea

Ieri, nel tardo pomeriggio, si è conclusa la visita del premier Giuseppe Conte in Etiopia ed  Eritrea.

È ripartito da Asmara dopo l’incontro con il presidente eritreo Isaias Afwerki.

Durante i colloqui il “primo ministro Conte si è congratulato con il presidente Isaias per il processo di pace”, aggiungendo che “l’Italia è pronta a fare la sua parte per promuovere investimenti, progetti di cooperazione e di formazione”. Così ha reso noto in un tweet Yemane Ghebremaskel, ministro dell’informazione eritreo.

“Ho voluto testimoniare al Presidente e all’intero popolo eritreo” ha detto Conte, “un segnale di attenzione e di soddisfazione per la svolta raggiunta nell’ambito del processo di pacificazione con l’Etiopia dopo un conflitto ventennale che ha causato decine di migliaia di vittime.

La sottoscrizione degli accordi di pace e cooperazione crea le premesse per recuperare risorse fin qui dedicate alla Difesa e alla sicurezza e destinarle allo sviluppo sociale ed economico del Paese. La pacificazione e lo sviluppo dell’intera regione del Corno d’Africa possono assicurare condizioni di vita migliori alle popolazioni locali e contribuiranno a stabilizzare anche il quadro dei rapporti internazionali, stabilizzando anche i flussi migratori”. 

Una risposta a chi, in partenza da Addis Abeba, voleva sapere cosa avrebbe chiesto al presidente Isaias. A loro aveva detto di non andare per chiedere ma per parlare. Aggiungendo che “il mondo Occidentale deve costruire un rapporto con l’Eritrea”.

Obiettivo primario dell’Italia, perciò, è rafforzare il processo di pace. Una pace che porterà cambiamenti nel paese, come è stato dichiarato in questi mesi da fonti interne all’Eritrea.

L’appoggio dell’Italia all’accordo di pace firmato il 9 luglio scorso ad Asmara, il premier Conte l’ha testimoniato anche nel suo discorso ad Addis Abeba, durante la cena ufficiale nel palazzo presidenziale.

“Il primo ministro Abiy deve sapere che nell’Italia avrà un grande supporto per l’attività di pace e sviluppo”. L’Italia, ha detto, porterà a conoscenza dell’Unione Europea cosa fare per aiutare lo sviluppo nell’intero Corno d’Africa. Con un atteggiamento di rispetto verso cultura e tradizioni locali. Senza dimenticare che l’obiettivo di pace e sviluppo nella regione “avrà una ricaduta nella gestione dei flussi migratori”.

Questa visita è “una grande opportunità” per l’Italia, ha detto Conte nel suo discorso. Sottolineando, con orgoglio, di essere il “primo leader occidentale a venire in Etiopia dopo che è stato firmato lo “storico accordo di pace”.

Durante la sua permanenza ad Addis Abeba il premier Conte ha avuto un incontro con l’Unione Africana.

Inoltre ha visitato strutture industriali, come l’Iveco/Amce, una “realtà imprenditoriale consolidata da decenni, frutto della collaborazione tra la stessa società italiana e il governo etiope”. Infine i laboratori di una cooperativa finanziata dalla Cooperazione Italiana (AICS) e UNIDO e TechPro, una struttura nata per togliere i ragazzi dalla strada e dar loro un mestiere.

“Esempi” dice Conte “che testimoniano la forte collaborazione tra Etiopia e Italia”.

Prima di partire verso Asmara, Conte ha detto di aver “toccato con mano” la forza della cooperazione con l’Etiopia. Aggiungendo che “lo sviluppo sociale ed economico dell’Africa è fondamentale per la stabilità internazionale e per combattere le cause più profonde dell’immigrazione”.

Mentre il premier Conte rientrava in Italia, un altro tassello si è aggiunto al processo di pace del Corno d’Africa. Per il triennio 2019-2021 l’Eritrea siede nel Human Rights Council delle Nazioni Unite.  

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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