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In Eritrea riapre la storica Piscina Mingardi di Asmara

Marilena Dolce
13/02/25
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In Eritrea riapre la storica Piscina Mingardi di Asmara

Asmara, capitale dell’Eritrea, con le sue piazze, i lunghi viali alberati e i molti edifici in stile razionalista, Decò, futurista assume l’aspetto rimasto ancora oggi negli anni Trenta, quando vi lavorano giovanissimi architetti, geometri, capimastri, ingegneri, arrivati nella colonia italiana carichi d’entusiasmo e voglia di fare.

Il loro lavoro conferma quanto scriveva nel 1936 il giornalista inglese Evelyn Waugh, che l’idea di conquistare un Paese per andarci a lavorare, di trattare un impero come un luogo dove bisognava portare delle cose, anziché depredarlo, è l’innovazione del colonialismo italiano rispetto a quello francese e inglese.

Forse per questo il risultato, a volte, è andato ben oltre le aspettative. Sorgono edifici unici, come la stazione di servizio Fiat Tagliero, costruita da Giuseppe Pettazzi nel 1938 che diventa, con le sue ali spiegate, il simbolo futurista della modernità di Asmara.

Inutile aggiungere che non può la bellezza della città, riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2017, alleggerire la scelta coloniale, che resta predatoria in sé.

Comunque tra quei giovani arrivati ad Asmara carichi di buone intenzioni, c’è anche Arturo Mezzèdimi.  Classe 1922, il giovane Mezzedimi, di Poggibonsi, si imbarca da Napoli per raggiungere il padre in Eritrea nel 1940. Il suo arrivo però coincide con l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno di quello stesso anno.

Mezzedimi quindi resta in Eritrea e comincia a darsi da fare, lavorando come geometra.

Presto riceve un incarico importante, la costruzione della piscina voluta dalla signora Ines Mingardi, proprietaria del terreno nel centro di Asmara.

La piscina è costruita con materiali locali. Ha una grande vasca, 9 x 20 metri ed è dotata di un filtro per il quotidiano ricambio d’acqua.

Il progetto di Mezzedimi, terminato nel 1945 ha molto successo. Tanto che la rivista Domus, diretta allora da Giò Ponti, nel numero 233 del 1949, ne pubblica tre immagini con un breve testo di presentazione.

La piscina resta aperta fino agli anni Settanta, poi chiude per la nazionalizzazione e l’esproprio dell’edificio da parte della giunta etiopica di Menghistu Hailè Mariam, che ha sostituito l’imperatore Hailè Sellassiè, continuando a occupare l’Eritrea. Riaprirà vent’anni dopo, quando nel 1991 il paese conquista l’indipendenza. Nel 2013 me ne racconta la storia e le vicissitudini, Franco Seghi, che l’aveva riaperta, tenendola in gestione. In seguito sarebbe stata nuovamente chiusa, per problemi di mancanza d’acqua ed energia.

La piscina Mingardi è un bell’edificio razionalista, con vetri colorati a tutta altezza e nuotatori stilizzati sul frontone che separa la piscina dal bar. Anche in questo caso però le citazioni littorie, arrivando attenuate, reggono meglio il passare degli anni rispetto ad analoghi dipinti o mosaici eseguiti in quello stesso periodo in Italia. Penso alla piscina del Foro Italico a Roma.

I vetri colorati della piscina Mingardi, oltre ad abbellire le pareti, avevano la funzione di raccogliere il calore del sole e proiettarne internamente la luce. Erano gli antesignani degli attuali pannelli solari installati sul tetto.

Sotto la piscina, un tempo, c’erano vecchie saracinesche in ottone che avevano la funzione di far circolare l’acqua. Davanti all’ingresso ci sono ancora i dipinti che raffigurano delfini, preservati nonostante i diversi restauri necessari per togliere l’umidità.

Ecco direi che con la riapertura della piscina Mingardi, il turista che arriva ad  Asmara può provare oltre al piacere di una bella nuotata, l’eleganza del passato.

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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