21/12/2024
Breaking News
Home | Lettere al giornale | Giornalisti italiani, dov’eravate negli ultimi vent’anni? Non in Eritrea

Giornalisti italiani, dov’eravate negli ultimi vent’anni? Non in Eritrea

Marilena Dolce
01/06/21
2
1738

Giornalisti italiani, dov’eravate negli ultimi vent’anni? Non in Eritrea

Yonas Tesfamichael

Di Yonas Tesfamichael

Lettera aperta ai giornalisti italiani e alle organizzazioni internazionali: dove eravate negli ultimi vent’anni?

Nell’ultimo anno, in cui anche in Eritrea siamo stati impegnati a proteggerci dalla pandemia di Covid-19, ho avuto poco modo di essere presente online e, di conseguenza di seguire attentamente la maniera in cui le principali testate giornalistiche italiane hanno trattato i temi riguardanti l’Eritrea.

Ora che l’anno di lockdown in Eritrea è finito e che sono riuscito a leggere, inorridito, qualche articolo, mi rendo sempre più conto di come certe testate giornalistiche siano ancora oggi, più che mai, impegnate ad occultare la realtà piuttosto che a rappresentarla. Ed è a questi pseudogiornalisti, perché nonostante il tesserino non siete giornalisti ma romanzieri che si spacciano per giornalisti, che vorrei chiedere: dove eravate negli ultimi vent’anni?

Dove eravate quando nel 1998, in tempo di pace, i cittadini di Badme venivano violentemente buttati fuori dalle loro case e cacciati dalla loro terra?

Dove eravate quando le donne, sempre a Badme, venivano picchiate e violentate dai soldati invasori del TPLF? (Tigray People’s Liberation Front).

Dove eravate quando, prima dell’inizio della guerra del ’98-2000, il TPLF uccideva a tradimento otto delegati eritrei, durante un incontro pacifico? Alcuni di questi delegati erano giovanissimi padri che avevano lasciato a casa neonati, che da quel giorno non hanno più rivisto i loro padri. Sareste in grado di spiegare a quei neonati, oggi adulti e a loro volta genitori, e a molti altri, cosa sia la giustizia? Sareste in grado di spiegare loro per quale motivo siano dovuti crescere senza padre?

Dove eravate quando i cittadini di Badme vivevano come esuli nonostante una Commissione Internazionale,  (ndr Algeri, 2002) istituita dalle Nazioni Unite, avesse sentenziato che Badme è territorio sovrano eritreo? E più recentemente, dove eravate quando il TPLF assassinava nel sonno membri della Difesa Nazionale etiopica?

Dove eravate quando il TPLF lanciava razzi per colpire Asmara?

Io ero lì.

Ero ad Asmara ed ho ben impresso nella mia mente gli occhi terrorizzati di mia figlia di tre anni. Non vi auguro mai di vedere quello sguardo nei volti dei vostri figli.

Io sono cresciuto in Italia, mia moglie è italiana, i miei figli sono anche italiani e posso quindi dire con certezza che voi siete il peggio dell’Italia. A voi che è rimasto addosso l’animo da colonizzatore e che credete di essere nella posizione giusta per fare la morale a un popolo che vi è superiore, per moralità, umanità e senso della giustizia, invito a guardarvi allo specchio.

Sappiate che, almeno dal mio punto di vista, siete peggio di quelli che le atrocità le hanno commesse di propria mano perché con le vostre bugie non solo amplificate il dolore di chi è vittima dei prepotenti ma date anche seguito a quelle atrocità.

Voi che siete stipendiati per occultare la realtà e per tentare di influenzare l’avvenire dell’Eritrea (e ora anche dell’Etiopia) e lo fate innalzando la bandiera della pace, sappiate che le vostre parole non hanno alcun valore per chi riesce a comprendere che se si vuol parlare di pace, senza però parlare di giustizia, in realtà, si sta parlando di sottomissione.

Voi non servite la verità, non servite la giustizia, non servite il buon senso e non servite neanche la cristianità. Non servite altro che i vostri più bassi interessi. Spero di arrivare a vedere il giorno in cui l’Italia intera vi riconoscerà per quello che siete: leoni da tastiera, muniti di tesserino.

A quelli che, invece, in questi anni hanno provato a raccontare la realtà eritrea con onestà intellettuale, senza opportunismi o copia/incolla, va il mio più sentito e sincero, grazie!Alle  organizzazioni internazionali, in particolare quelle delle Nazioni Unite, vorrei fare alcune domande. Vi rendete conto di quante volte avete tradito gli ideali di pace e di giustizia in Eritrea? Prima della Seconda Guerra Mondiale vi conoscevamo come colonizzatori, dopo la Seconda Guerra Mondiale vi siete ripresentati sotto forma di moralizzatori. Gli eritrei vi hanno chiesto l’indipendenza ma con la vostra astuzia diplomatica gli avete rifilato una falsa autonomia. Autonomia che dieci anni dopo ci è stata tolta con la forza dall’imperatore Haile Selassie. E voi, allora, dove eravate? Dov’ era la vostra giustizia? Vi rendete conto di quanto, in trent’anni, il popolo eritreo abbia dovuto pagare caro il diritto di esistere? Vi rendete conto che gli eritrei e l’Eritrea esistono non grazie a voi ma nonostante voi?

Dopo il conflitto ’98-2000, quando Eritrea ed Etiopia firmavano il Trattato di Algeri, erano presenti delegati delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e dell’Unione Africana. Quando la Commissione per i Confini ha reso nota la sua decisione  e il TPLF, che guidava l’Etiopia, ha rifiutato, nonostante non potesse rifiutare, dove eravate? Dov’era la vostra giustizia?

Vi rendete conto che quello che il popolo eritreo ha subito e pagato in questi vent’anni è responsabilità anche vostra? Vi rendete conto che, se l’integrità territoriale dell’Eritrea oggi è ancora intatta e se stiamo riuscendo a coltivare buoni rapporti di vicinato con l’Etiopia non è grazie a voi, ma nonostante voi?

A questo punto vorrei chiedere ai membri delle organizzazioni internazionali: qual è esattamente il vostro lavoro? Quando siete entrati a far parte di queste organizzazioni lo avete fatto solo per lo stipendio o perché sognavate di contribuire alla costruzione della pace e della giustizia nel mondo? Siete sicuri che le organizzazioni per cui lavorate vogliano davvero la pace nel Corno d’Africa? Perché mentre le loro solite pompose e paternalistiche parole suggeriscono che vogliano la pace e la giustizia, le loro azioni, tradendoli, dimostrano il contrario.

Yonas Tesfamichael, fotoreporter. La sua è stata un’emigrazione contro tendenza, dall’Italia, alcuni anni fa, è tornato  a viveve con la famiglia in Eritrea. Collabora con EritreaLive.

 

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

2 risposte a “Giornalisti italiani, dov’eravate negli ultimi vent’anni? Non in Eritrea”

  1. Arefayne ha detto:

    Caro figliuolo credevi che ancora ci fossero i ” GIORNALISTI? ” Io credo di no, sono semplicente delle persone che scrivono e parlano su dettatura dei loro finanziatori. Per questo hanno chiusi gli occhi per più di vent’anni. E ora che i servi dei loro finanziatori sono in via di estinzione e l’Etiopia si stava avviando verso il nuovo corso di pace è libertà. Si sono scagliati contro coloro che hanno avviato la nuova era nella regione, non perché gliene frega del popolo del nord Ethiopia ( Tigray) ma per le commissioni che possono perdere. Ma l’America ha’ ancora bisogno di loro, che loro false notizie “possono fare derragliare” il nuovo corso. Poveri illusi con la China e Russia pronti a sostituirli, gli unici a perdere sono loro e l’Europa senza polica estera autonoma.

  2. Marta Beyene ha detto:

    Ben detto….. Yonas I giornalismo oggi è morto basta stare seduti dietro un computer e raccontare barzellette….. La popolazione ignorate crede che è giornalismo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati