Ginevra: 10mila eritrei davanti all’ONU, no alle accuse contro l’Eritrea


Ginevra, 21 giugno, manifetanti eritrei davanti al palazzo dell’Onu per protestare contro il rapporto della Commissione d’Inchiesta
Ginevra, 21 giugno, manifetanti eritrei davanti al palazzo dell’Onu per protestare contro il rapporto della Commissione d’Inchiesta
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
Mi chiamo Iohannes Ghirmai, le scrivo queste poche righe per offrire una piccola personale testimonianza/contributo. Innanzitutto, ripensandoci a freddo, mi debbo scusare con lei; ci siamo incontrati alla manifestazione contro il rapporto COI del 21/06/2016 a Ginevra ed io ho cercato di defilarmi al suo tentativo d’intervistarmi a motivo della mia timidezza nello stare di fronte ad una telecamera… “forzato” a prendere coraggio dagli eritrei lì vicino, ho iniziato a rispondere alle sue domande sul perchè della mia presenza alla manifestazione e quale fosse a mio avviso l’elemento da considerare maggiormente inaccettabile del rapporto COI… non abbiamo potuto terminare l’intervista perchè la memoria della camera era sovraccarica. A quel punto, avendo già rotto il ghiaccio, erano solo battute di scherzo le mie espressione di (finta) gioia per essermi svincolato dall’intervista. Mi scuso, perché non è una giustificazione sufficiente la timidezza, per volersi sottrarre alla sua richiesta volta a fornire un informazione documentata dell’evento in cui eravamo immersi… anzi avrei dovuto cercare di aiutarla in maniera più attiva semmai… La timidezza in definitiva è una forma di narcisismo (in negativo) fuori luogo, soprattutto perché ci trovavamo in una manifestazione il cui scopo era quello di farci sentire, quello di mettere in luce alcuni aspetti politici di vitale interesse per il popolo eritreo. Ripensando poi che il giorno prima abbiamo ricordato i nostri martiri che hanno consegnato la vita per l’Eritrea…: altro che un intervista davanti ad una telecamera!…
Voglio inoltre ringraziarla perchè Eritrealive è uno dei rari spazi dove di Eritrea si parla con rispetto e degli eritrei come dei “soggetti” della narrazione, diversamente da tutto il mainstream e dei pigri “taglia incollatori” in giro, dove degli eritrei si discute come “oggetti” su cui riversare fiumi di parole senza legami con la realtà, se non con la realtà dei loro miseri pregiudizi e dei triti e ritriti luoghi comuni che hanno le loro basi culturali nel vecchio colonialismo imperialista. Ad onor del vero, debbo dire che i vecchi razzisti del colonialismo, monarchico prima, fascista poi, avendo una conoscenza dei territori occupati, partivano con un back ground razzista tout court, ma quando s’impattavano con le realtà delle colonie e ne dovevano riportare le descrizioni (razziste comunque, di norma) risultavano incredibilmente più reali di quelle fornite dagli odierni sedicenti giornalisti; africanisti; esperti degli esteri vari, che partono con un back ground in teoria (in teoria!) antirazzista, ma i resoconti che questi forniscono dell’Eritrea sono spesso di un razzismo che a volte sfiora l’assurdo e l’ilare… purtroppo essendo in molti a ripetere più e più volte falsità contro l’Eritrea, qualcosa nell’uditorio occidentale rimane… come dei novelli adepti di Goebbels, questi falsi ripetitori di menzogne hanno la loro bella infame funzione: riportare cento, mille, un milione di volte una falsità, questa diviene una “verità” per l’uditorio che se ne abitua. Quel che lascia esterrefatti è che la campagna di diffamazione dell’Eritrea è andata molto avanti… è arrivata fino ad essere un argomento della politica di una commissione legata all’Onu… Il rapporto del COI (Commission Inquiry on Human Rights) ha un elevato livello di partigianeria anti Eritrea, oserei dire quasi acredine personale. Tutto il rapporto è viziato dal modo in cui hanno raccolto i dati: testimonianze di anonimi eritrei (?!) molti dei quali ascoltati in Etiopia, paese con il quale l’Eritrea si trova in una situazione di no guerra-no pace. Già questo dovrebbe far capire il quadro nel quale inserire le accuse contro l’Eritrea, aggiungiamo per chi non dovesse saperlo: il governo dell’Etiopia è una pedina fondamentale per gli interessi geopolitici degli Usa avremo così, ancor più nitida l’immagine complessiva. Delle accuse del rapporto COI, la parte che più mi ha infastidito e fatto riflettere è l’accusa secondo la quale in Eritrea le donne verrebbero stuprate abitualmente come fosse quasi una normalità istituzionalizzata… Inizialmente sono rimasto di sasso, non potevo credere che fossero riusciti ad avere il coraggio di scrivere quelle parole… poi si cerca di razionalizzare… Gli occidentali, mediamente, non sanno nulla dell’Eritrea, se si desidera catturare l’attenzione e indirizzare un emozione che implichi la repulsione e la demonizzazione di un soggetto politico, cosa c’è di meglio dell’evocare immagini riguardanti barbarici stupri ?! Questa propaganda dello “shock” può funzionare per le masse occidentali, .. ma chi conosce un poco l’Eritrea e gli eritrei, tra questi sicuramente non pochi gli italiani, l’accusa appare immediatamente un aberrazione di una mente perversa. L’utilizzo dell’argomento “stupro”, il Coi lo può effettuare perchè conosce il livello di pregiudizio che esiste in Occidente nei confroti degli africani. Gli africani secondo un vecchio stereotipo razzista, sarebbero tutti dei “negri” senza capacità dare freno ai propri istinti animaleschi… perciò, si riesce facilmente a far sorbire una propaganda nella quale vi sono narrati elementi truculenti e selvaggi riguardanti qualche “esotico” e “incivile” paese africano. L’Eritrea è un paese povero, non misero… c’è un abisso tra le due condizioni. Se c’è una cosa di cui sono innamorato dell’Eritrea (sembra autoreferenziale ma non lo è; ho vissuto quasi tutta la vita in Italia…riesco ad avere uno sguardo “distaccato”) è proprio un “naturale” senso del rispetto tra le persone, ovviamente anche delle donne… questo, come tradizione e costume antico, e nella guerra d’indipendeza vi è stata un accellerazione progressista sulle tematiche femminili, ricordiamoci che erano molte le donne guerrigliere e la politica del Fple era incentrata sull’uguaglianza anche di genere… racconto un piccolo aneddoto famigliare… Mia zia, donna forte e coraggiosa, che ha perso figli e nipoti nelle varie guerre, cresciuta però con un retaggio culturale di tipo consevatore…… ricordo che subito dopo la liberazione era felicissima come tutti gli eritrei, anche con un poco di amaro dentro…suo figlio da anni in guerriglia, come molti altri, era morto appena poco prima di entrare ad Asmara in uno degli ultimi sforzi (19/5/1991) … Vedeva donne guerrigliere che guidavano camion, che espletavano tutte le funzioni come gli altri guerriglieri uomini… vedeva coppie musulmano-cristiane formatisi nella guerriglia… era un poco scossa, perchè in contrasto con la sua educazione tradizionalista… ma ci è voluto un nulla a che essa si abituasse e lo accettasse… in fin dei conti non erano degli estranei a portare queste idee progressiste… e non venivano nemmeno dall’“alto”, veniva da gente come suo figlio che ora era semmai sepolta sottoterra, e un credito e rispetto per le sue idee gli erano con naturalezza dovute… da lì è continuata una politica di particolare attenzione alle tematiche femminili…. E’ di questo paese che stiamo parlando. Se anche non avessi le mie radici in Eritrea, comunque, me ne innamorerei e sarei eritreo nel cuore. Per concludere… si sono fatti sentire segnali di guerra giorni fa… è una brutta notizia… Spero che il popolo etiope faccia sentire la sua voce… in modo che spinga verso la pace tra i due paesi… una volta molti decenni fa, l’Etiopia era il faro dell’orgoglio indipendentistico… ora lo è l’Eritrea.. lo potrebbero essere entrambe , basterebbe che il governo dell’Etiopia in un moto di orgoglio ritrovato, cessi la politica furba di corto respiro, che consiste nello stare con il “bullo” più forte (Usa)… Nella pericolosa situazione di possibile “escalation”, io ho invece un sogno… che tra Eritrea ed Etiopia scoppi la pace, s’instauri la cooperazione nella giustizia e nel mutuo rispetto.
Cordiali saluti