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EritreaLive intervista Aldo Di Biagio: locomotive italiane in Eritrea

Marilena Dolce
19/02/18
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©EritreaLive, La ferrovia eritrea, F.E

ERITREALIVE INTERVISTA ALDO DI BIAGIO: LOCOMOTIVE ITALIANE IN ERITREA, UN DIALOGO TRA ERITREA E ITALIA

Dall’Italia verso l’Eritrea, questo sarà il viaggio di alcune locomotive italiane. Un passo avanti nel progetto di ripristino della storica Ferrovia Eritrea (F.E), costruita proprio dagli italiani a fine Ottocento.

Sponsor del progetto Locomotive Italiane in Eritrea è, per l’Italia, il senatore Aldo Di Biagio, (Alternativa Popolare-NCD).

Il senatore Aldo Di Biagio, sponsor del progetto Locomotive Italiane in Eritrea

La storia della ferrovia eritrea inizia a fine Ottocento, con una prima tratta che fa salire il treno da Massawa, città portuale sul Mar Rosso, prima verso il presidio militare di Saati, poi verso Ghinda, città del bassopiano.

Sotto l’amministrazione del governatore Ferdinando Martini, ai primi del Novecento, il tragitto si allunga ancora e il treno arriva alle porte della capitale Asmara, fermandosi nella stazione di Arbarobà.

La ferrovia eritrea è un lavoro spettacolare durato più di vent’anni, per costruire una difficilissima linea di montagna che, incurante dell’impressionante dislivello, salisse dal mare verso l’altopiano.

Una freccia d’Africa che compie in sei ore un tragitto che un tempo si faceva in quattro, cinque giorni di marcia.  Centodiciassette chilometri interrotti da 30 gallerie, 13 ponti, 13 viadotti, 21 stazioni.

Le locomotive che solcano i binari sono italiane: Ansaldo, Breda, Officine Meccaniche di Saronno e Reggio Emilia. Nel 1932 arrivano anche le prime Littorine che, più leggere, veloci, ed economiche, consentono di aumentare il numero delle corse dimezzando il tempo.

All’inizio anche i ferrovieri arrivano dall’Italia, poi a loro si affiancano gli eritrei che imparano presto il nuovo lavoro.

Nel 1937 viaggiano nelle carrozze F.E 451 mila persone. Non tutte uguali. Le prime tre classi sono per gli europei bianchi, in ordine di ricchezza. Infine la quarta per gli eritrei che comunque usano moltissimo il treno che accorcia tempi e distanze.

Quella eritrea è una delle ferrovie più scenografiche al mondo: gallerie, curve, strapiombi, tornanti sono superati senza intaccare la bellezza del paesaggio.

Scrive Ryszard Kapuscinsk: “Ogni chilometro svela nuove visioni. Dietro ogni montagna spunta un diverso paesaggio. A mano a mano che avanziamo vediamo comporsi sotto i nostri occhi sempre nuovi panorami, quasi che la terra esibisse la sua varietà di bellezza desiderosa di abbagliarci con il suo splendore”.

Negli anni Settanta il treno però subisce, come del resto tutto il Paese, una brusca frenata. Se già gli inglesi, dopo il 1941, avevano portato via molti pezzi della ferrovia eritrea per utilizzarli altrove, Menghistu Heilè Mariam la smantellerà completamente.

Nel 1991, anno dell’indipendenza eritrea, della ferrovia rimane, oltre al ricordo, solo il tracciato.

Tuttavia, amata e curata moltissimo dagli eritrei che da sempre l’hanno sentita loro, la ferrovia resiste, aspettando tempi migliori.

Su richiesta si mostra ai turisti, come un gioiello di cui bisogna aver cura. A condurre i treni sono gli anziani ferrovieri che, con orgoglio, raccontano ai visitatori una magnifica storia, legata a filo doppio alla loro e alla nostra vita.

©Bruno Zanzottera per EritreaLive, Ferrovieri della storica F.E in una foto ricordo

Della rinascita della Ferrovia Eritrea e del progetto Locomotive Italiane in Eritrea, che finalmente si concretizza, dice il senatore Aldo Di Biagio a EritreaLive:

Il progetto Locomotive italiane in Eritrea è un tassello, parte di un programma di riorganizzazione della Ferrovia Eritrea molto più ampio e articolato previsto nei piani di sviluppo del Paese. Pertanto, considerando anche la componente di dialogo e di promozione bilaterale che sottende il progetto, lo si può inquadrare come un importante input per lo sviluppo ed il miglioramento infrastrutturale e logistico eritreo.

Un progetto che ha subìto alterne fortune. Iniziato nel 2011, approvato dal Parlamento, poi bloccato per avvicendamenti politici italiani, finalmente va in porto?

 In realtà le premesse risalgono al 2010, per poi essere ufficializzate nel 2012. Proprio allora è stata sancita, a livello normativo, l’autorizzazione della cessione da parte del Governo italiano, a titolo gratuito, al Governo dello Stato d’Eritrea del materiale ferroviario dichiarato fuori servizio, che però non ha avuto seguito fino al rinnovamento della medesima autorizzazione, con il mio emendamento, al decreto missioni del 2016.

 Successivamente vi è stata la firma del protocollo d’intesa siglato fra le autorità militari italiane e il rappresentante del governo eritreo nel dicembre 2016, che ha visto l’attuazione della dislocazione delle strutture dal luogo in cui erano in giacenza.

 Solo nel 2018, dopo oltre 6 anni, si attuerà la fase conclusiva dell’accordo bilaterale con la consegna delle macchine in Eritrea.

 Tutto questo in un momento storico particolarmente delicato a livello regionale, e dove le best practice di cooperazione e di bilaterali strategie come questa possono essere un auspicio e una premessa di stabilizzazione cui guardare con attenzione.

Quando arriveranno ad Asmara le prime locomotive?

Le spedizioni saranno scaglionate a partire da questo mese di febbraio fino alla fine del prossimo semestre. Al momento una parte di locomotive, le prime 4, oggetto dell’accordo di cessione sono state ristrutturate a cura del Governo di Asmara e attendono di ritornare operative nell’arco di qualche settimana.

Con il treno gli eritrei diventano ferrovieri. Un destino simile a quello di molti italiani, sia in patria, sia in Eritrea. Un mondo accomunato dal lessico e dall’orgoglio per il lavoro. Pensa che, anche simbolicamente, il ritorno delle locomotive possa rappresentare la ripresa di un dialogo Eritrea-Italia, troppo spesso rimasto sospeso?

Come dicevo prima, l’attuazione di questo progetto rappresenterà un rinnovamento in chiave rafforzativa e di potenzialità nel confronto bilaterale tra Asmara e Roma, forte di una vicinanza e di una condivisione di percorsi storici e culturali assolutamente vicini e condivisi.

 Tali dinamiche possono rappresentare un input di fiducia anche per l’intero Sistema Italia e le sue potenzialità nel Paese e nell’intero Corno d’Africa, considerando i molti settori di specializzazione e di valorizzazione del made in Italy che potrebbero essere privilegiati e avvantaggiati da un miglioramento logistico e infrastrutturale di ispirazione e paternità italiana.

 Come saranno utilizzate queste locomotive?  Un’offerta turistica di treni slow, oppure anche per trasporto commerciale?

Le macchine oggetto dell’accordo sono piccole locomotive da manovra adatte a percorsi brevi, alla manutenzione della linea, all’istruzione e al perfezionamento delle maestranze e alle manovre in stazione.

 Inoltre si prestano alla prospettiva di tornare a solcare la storica tratta ferroviaria Asmara-Massawa costruita dagli italiani nel secolo scorso. Pertanto possono rappresentare un biglietto da visita delle aziende italiane che potrebbero concorrere alla più ampia riabilitazione dell’intera linea anche in una chiave progettuale più ampia, senza escludere l’ipotesi di carattere turistico e commerciale, magari da affrontare sul medio-lungo periodo.

Ma l’aspetto su cui vale la pena soffermarsi va ricercato nel fatto che questo progetto delle locomotive italiane può essere un riferimento geopolitico e geostrategico particolarmente rilevante, quindi non soltanto inquadrabile sotto il profilo economico e commerciale.

Una best practice di cooperazione bilaterale, fondamentale in questa stagione in cui le interlocuzioni con i paesi regionali di partenza e di transito dei migranti, risultano essere scarse e poco fattive ai fini della più corretta gestione dell’emergenza migratoria.

 Posso ammettere con certezza che, attraverso il transito di queste locomotive, di indiscutibile valore storico e simbolico, si apra una stagione nuova in cui il pregiudizio geopolitico può essere soppiantato da prospettive di cooperazione e normalizzazione regionale in grado di rinnovare non soltanto le potenzialità di Asmara ma anche il ruolo di interlocutore privilegiato dell’Italia nella regione e non solo. Un ruolo troppo spesso compromesso e limitato dai pregiudizi delle posizioni politiche italiane.

Speriamo allora che i treni eritrei possano tornare a correre, come un tempo, lungo i binari che dal mare salgono verso le montagne oltrepassando, ancora una volta, quel punto difficile che in tigrino dà nome al luogo, “non so se si riesca”. Fortunatamente riuscendoci.

Per saper di più sulla ferrovia eritrea: http://www.ferroviaeritrea.it/

 

Marilena Dolce

@EritreaLive

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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