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Eritrea, Massawa, 1990-2020, trent’anni di libertà conquistata

Marilena Dolce
04/02/20
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MASSAWA, 1990-2020, trent’anni di liberazione

Massawa, War Memory Square

In Eritrea quest’anno si festeggiano i trent’anni di liberazione di Massawa, la città portuale sul Mar Rosso. A liberarla l’operazione  militare “fenkil”, estirpazione, condotta dai guerriglieri eritrei durante la prima settimana di febbraio.

Dall’8 al 10 febbraio 1990 il fple (Fronte Popolare di Liberazione Eritreo) libera la città portuale sul Mar Rosso occupata ancora dall’esercito etiopico.

Sono gli anni in cui gran parte dell’Eritrea è stata già liberata dall’occupazione etiopica. Mancano però alcune città e, tra queste, Massawa e la capitale Asmara.

In quelle settantadue ore di febbraio il Fronte combatterà per terra e per mare. Uno scontro che agli osservatori occidentali sembra, ancora una volta,  impari.

L’Etiopia, sostenuta dall’Urss, conta su un esercito ben armato e numeroso. Per mantenere il controllo sul porto della città schiera carri armati, cannoni, missili, razzi anticarro e navi.

Gli eritrei stanno combattendo dal 1960 per l’indipendenza. Hanno deciso di scendere in campo dopo che le potenze occidentali al termine del colonialismo italiano(1941)hanno deciso di appoggiare l’imperatore Heilè Selassiè. Questi, che ha sempre considerato l’Eritrea una regione dell’Etiopia, ha voluto prima federarla. Poi annetterla.

Gli eritrei capiscono perciò che libertà e indipendenza non sarebbero mai arrivate se non se le fossero prese da soli.

Senza appoggio alcuno combattono per trent’anni quella che per la cronaca è la più lunga guerra della storia.

Le armi che i guerriglieri usano per combattere il  nemico dalle proprie trincee scavate nelle montagne, sono quelle conquistate sul campo, sottratte agli etiopici.

Mentre via mare per difendere la costa usano battelli chiamati fenkil, piccole cannoniere.

Massawa, museo nazionale, Fenkil, imbarcazione da combattimento

Dall’estero per questa battaglia sulla costa c’è incredulità. Pochi pensano che gli eritrei possano  farcela.

Quando invece la vittoria arriva, la sorpresa non è solo per l’opinione pubblica internazionale. Anche il Derg, la giunta militare al potere dal 1974, non se ne capacita.  Il colonnello Menghistu Heile Mariam non si aspettava una disfatta.

Dopo la sconfitta l’esercito etiopico arretra verso Ghinda.

Menghistu però non accetta di aver perso. Vuole vendetta. Così ordina la completa distruzione della città e il suo bombardamento dal cielo, con bombe al napalm e a grappolo lanciate su civili innocenti.

Moriranno moltissime donne, anziani, bambini.

Una scelta sanguinaria di cui ancora oggi la città porta i segni.

Entrando a Massawa, se non se ne conosce la storia, si resta stupiti. Nonostante la distruzione e le devastazioni la città, bellissima, ha trattenuto in sé un grande fascino.

Accanto agli sventramenti di quelli che un tempo erano i palazzi del Pascià e la banca d’Italia, ora vi sono i simboli del riscatto e della vittoria.

I carri armati in War Memory Square, le sculture per ricordare gli eroi. Il battello d’assalto, fenkil, davanti al Museo o nelle rotonde.

Per il Fple la liberazione di Massawa è una vittoria fondamentale che spiana la strada verso la presa della capitale, il 24 maggio 1991.

Per questo motivo e per ricordare il coraggio e l’eroismo dei tanti giovani guerriglieri, uomini e donne che hanno combattuto per la libertà, l’Eritrea ogni anno ricorda “l’operazione fenkil”, la liberazione di Massawa.

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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