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Eritrea, la verde isola di fronte a Massawa

Marilena Dolce
01/08/17
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©EritreaLive, Isola Verde, di fronte alla città costiera di Massawa, sul Mar Rosso

Chiamata dagli italiani Isola Verde, Scheikh Said è una piccola isola eritrea.

Sono circa 12 ettari a poco più di un chilometro da Massawa, città sulla costa eritrea del Mar Rosso.

L’Isola Verde è protetta, per molti tratti, dalla barriera corallina. Anche se vicina al porto, l’acqua è limpida e pulita. La visibilità del fondo, però,  è ridotta per la sabbia e il plancton.

I nomi con cui è conosciuta l’Isola Verde ne rappresentano la geografia e la storia.

Verde è la presenza sulla sabbia di piante che vivono con la sola acqua marina. Verde è il bosco di mangrovie.

Un tempo il legno di queste piante era usato per costruire i sambuchi, barche tipiche dei pescatori. Oggi, però, le mangrovie, elementi fondamentali per l’ecosistema, sono protette, ed è è proibito tagliarle.

Su di loro nidificano molti uccelli, alcuni ormai rarissimi. Si può avere la fortuna di vedere un martin pescatore dal collare bianco o i pellicani rossicci. Ci sono sempre, golosi dei granchi che affollano l’isola, gruppi di Droma.

Scheikh Said è invece il nome che fa parte della storia dell’isola. Una storia di cui sappiamo poco.

©EritreaLive, Isola Verde, la Moschea di Scheikh Said

La struttura più antica presente sull’isola è una moschea, dedicata a Said, probabilmente del periodo turco, tra la metà del XVI e la metà del XIX secolo. È una costruzione fatta di blocchi di calcare corallino, forse quello delle Dahlak.

Si narra che Said, probabilmente un predicatore proveniente dallo Yemen, sia morto sull’isola. La moschea infatti è costruita sulla sua tomba. Ancora oggi essa è meta di pellegrinaggio e la nicchia, posta in direzione della Mecca, è luogo di offerte votive.

L’Isola Verde è sempre stata l’approdo ventilato, sia per gli abitanti di Massawa, sia per chi arrivava dalla capitale.

Perché visitare l’Isola Verde lo spiegava già, nel 1922, la Guida del Touring Club che consigliava un’escursione con partenza dalla Posta Centrale e arrivo al pontile di legno, di fronte alla Moschea. Attrattive? Sabbia finissima, conchiglie bellissime e uno spettacolare tramonto.

Un tempo sull’isola esistevano anche tettoie sotto le quali si preparavano i Trochus, molluschi dalla preziosa conchiglia usata per i preziosi bottoni in madreperla. Simboli di una bellezza ormai inesistente.

Come purtroppo inesistenti sono oggi le istallazioni turistiche sull’isola, travolte dalla furia dei bombardamenti etiopici, prima della liberazione dell’Eritrea (1991).

Rimangono però alcuni tucul, un buon riparo dal sole se si decide, seguendo il consiglio della vecchia Guida Touring, di fare un pic-nic, senza perdersi poi lo spettacolare tramonto…

 

 

 

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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