Asmara, manifestazione contro la chiusura di una scuola islamica
ASMARA, manifestazione contro la chiusura di una scuola islamica. Nessun morto, né feriti
Martedì 31 ottobre Asmara ha vissuto momenti di tensione nella centralissima Harnet Avenue. Il motivo è una manifestazione di protesta contro la chiusura di una scuola islamica. Motivi che cercheremo di capire, verificandoli.
A manifestazione ancora in corso l’Ambasciata americana raccomanda ai suoi cittadini di evitare il centro città, scrivendo nel comunicato che si sentono colpi di arma da fuoco.
Fortunatamente, però, fonti occidentali interne al Paese confermano che i colpi sentiti sono stati sparati in aria, con lo scopo di disperdere i manifestanti, senza ferire nessuno.
Al termine della manifestazione corre voce che ci siano 28 morti e 100 feriti. Sarebbe un grave bilancio che però, ancora una volta, è smentito da fonti occidentali interne. La notizia, tuttavia, conquista la stampa internazionale.
Cos’è successo dunque ad Asmara? Quali sono i motivi di questa protesta?
Un tweet del Ministro dell’Informazione Yemane Ghebremeskel definisce la manifestazione la “piccola dimostrazione di una scuola di Asmara”. Non immaginando certo diventasse essa stessa una breaking news, con morti e feriti inesistenti.
Fonti interne, così come i movimenti di opposizione all’estero, riconducono i motivi della manifestazione all’approvazione di una recente riforma scolastica.
In Eritrea, paese indipendente dal 1991, l’istruzione nelle scuole pubbliche, dalle primarie al college, è gratuita. Esistono però molte scuole confessionali: cattoliche, ortodosse, musulmane.
Con la riforma il Ministero dell’Istruzione non chiuderebbe tali scuole, le “parificherebbe”.
Avrebbero programmi statali e, soprattutto, finanziamenti pubblici. Un modo per separare l’istruzione dal catechismo. La richiesta fatta alle scuole confessionali è perciò quella di uniformare i programmi in modo che siano simili a quelli delle scuole laiche.
Lo scontro che ha portato alla manifestazione è su questi due aspetti, programmi comuni e finanziamento pubblico. La scuola da cui è partita la protesta, la Diaa Islamic School, è una scuola confessionale islamica, gestita finora in completa autonomia finanziaria da un “comitato genitori”.
Davanti alla richiesta del Ministro dell’Istruzione di accettare programmi comuni e finanziamento pubblico, il direttore della scuola, Hajji Muasa Mohamed Mur ha detto no.
Quindi ha tenuto, a genitori e studenti, un discorso.
La scuola, ha spiegato, è stata costruita e si regge grazie ai nostri soldi. Bisogna perciò rifiutare qualsiasi cambiamento. La nostra scuola è la religione, dice. “Questo perché” continua “noi siamo musulmani e quello che ci importa è la sharia”. Motivo per cui lui non teme l’arresto. “Gli ideali” conclude “vanno difesi a qualunque costo”.
È per l’ideale di una scuola confessionale che sono scesi in piazza i giovani di Akriya.
Vogliono che la scuola rimanga così com’è, pagata dal “comitato genitori”. Vogliono, in questo modo, una scuola chiusa, distante dal mondo laico.
Il Ministero dell’Istruzione, invece, con la riforma che ha causato la protesta, intende evitare che nel paese si creino pericolose sacche di fanatismo religioso.
Che ci siano scuole dove la religione diventi un paravento per l’incitamento alla separazione e all’odio. Sentimenti dai quali l’Eritrea, storicamente, è riuscita a mantenersi distante.
Dunque la protesta per le strade di Asmara è una ribellione al freno messo a possibili derive religiose.
L’Eritrea è un paese dove islamici e cristiani convivono da sempre pacificamente. Una pace fatta di reciproco rispetto, l’unica possibile per sconfiggere il pericoloso estremismo che anche l’Occidente, purtroppo, ha imparato a conoscere.
Marilena Dolce
@EritreaLive
I media occidentali ed in particolare quelle italiane hanno chiuse tutti e due gli occhi all’eccidio degli Oromo ed Amhara dal regime dei woyane e si sono scatenate con la fake news diffusa dal un corrispondente Etiope della AP. Questo dimostra la loro faziosita’ e funzionamento ad ordine delle multinazionali delle bugie.
Ma quale fake news purtroppo il presidente onorario della scuola in prigione con lui alcuni genitori e mamme degli studenti.
Che la protesta sia stata organizzata per riaprire la scuola DIAA Islamica, mi pare sia incorretta come ricostruzione. Perchè non è mai stata chiusa. Infatti il giorno dopo alcuni testimoni oculari dissero che le lezioni si svolsero regolarmente.
Apparentemente alcuni membri del comitato dei genitori, incluso l’anziano ‘Direttore’, che si opposero alle richieste del ministero, furono messi sotto arresto nei giorni precedenti. Quindi la protesta degli alunni e genitori era per chiedere la scarcerazione di costoro.