Annulliamo la Distanza, In Eritrea il buono delle Ong
Marilena Dolce
30/11/22
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Annulliamo la Distanza, il buono delle Ong
La nostra Eritrea, 25 anni insieme è il titolo della mostra fotografica inaugurata ieri sera a Milano e che sarà aperta al pubblico fino al 9 dicembre presso l’ex Fornace Gola, Alzaia Naviglio Pavese, 16. Per informazioni, www.annulliamoladistanza.org.
Quella di Milano non è l’unica tappa, preceduta da Firenze, sede dell’Associazione omonima, la mostra proseguirà a Bergamo (8-19 febbraio 2023), Bologna, (14-19 marzo 2023), infine Reggio Emilia e Roma, per la festa dell’indipendenza il 24 maggio. Ultima meta Asmara. Si, perché la distanza da annullare è quella con i bambini eritrei, di cui si occupano i volontari italiani per portare un aiuto a chi ha bisogno di cure.
E l’inaugurazione è stato un esempio del legame tra Eritrea e Italia. Presenti, oltre a molti volontari tante persone della comunità eritrea milanese, che ben conoscono il lavoro svolto là a favore dei più piccoli e testimoniato dalle belle fotografie.
“Le trenta immagini scelte per la mostra”, dice Michele Muffi, presidente dell’Associazione Annulliamo la Distanza” raccontano i nostri venticinque anni di lavoro in Eritrea. Cosa posso dire? Abbiamo un ottimo rapporto con la gente e le istituzioni. È da quest’impegno che nasce anche il libro, che raccoglie centoquaranta foto scelte su oltre diecimila in archivio”.
Le Ong, organizzazioni non governative, spesso si sono trovate al centro di polemiche. “Viviamo nella cultura degli aiuti, ci viene fatto credere che ciò sia doveroso”, spiega Dambisia Moyo ne La carità che uccide, storia del fallimento della politica di sviluppo legata agli aiuti occidentali, almeno per quanto riguarda l’Africa. Le Ong internazionali, inoltre, sono state criticate per gli alti costi amministrativi e l’obbligo implicito di seguire, nei Paesi dove operano, le indicazioni del governo donatore, anche se completamente irrilevanti nel contesto locale.
“Siamo orgogliosi di poter dire di essere l’unica Ong riconosciuta dal governo eritreo”, continua il Presidente, “noi progettiamo in accordo i con il Ministero della Sanità eritreo e non abbiamo mai avuto problemi. Sono state messe alla porta organizzazioni che arrivavano qua solo per guadagnare, senza lasciare alcun beneficio. Questo non è il nostro caso. Noi siamo una piccola organizzazione di volontari, senza un ufficio né personale in loco. E anche in Italia siamo tutti volontari tranne due persone assunte part time, per l’ufficio di segreteria, per la stesura dei progetti e per la ricerca dei fondi. Facciamo tutto alla luce del sole. Quando andiamo in Eritrea proponiamo le nostre idee, però ascoltiamo anche quelli che sono i bisogni locali parlando con la ministra della Sanità, Amina Nurhussen. In questi anni siamo impegnati nella ristrutturazione del padiglione pediatrico dell’Ospedale Orotta di Asmara. Inoltre facciamo formazione per i medici. Va detto che il personale sanitario eritreo è giovane e preparato. Con loro abbiamo terminato recentemente, grazie ai medici dell’Ospedale Meyer di Firenze, un corso di Tecnica di Pronto Soccorso. I medici italiani monitoravano il corso tenuto da medici eritrei precedentemente formati”.
Insomma l’aiuto può essere positivo, quello che va evitato è che diventi un cane che si morde la coda.
Come nell’esempio tipico della fabbrica di zanzariere africana nella quale se ne producevano circa 500 a settimana. Forse poche, che però davano lavoro a 15 famiglie del luogo. Detto fatto interviene un benefattore occidentale che, con una campagna contro la malaria, fa arrivare nel Paese centomila zanzariere. Il fabbricante africano è estromesso. Però quando le nuove zanzariere si usurano nessuno le ripara più e men che meno le produce. Questo è il tipico esempio di una buona azione a corto raggio, con un pessimo risultato.
Tornando alle Ong, in Eritrea già nel 2005, si sono stabilite regole precise per delimitarne l’operato e per evitare che il rimedio, cioè il loro intervento, diventasse peggiore del male.
Ricordiamo che negli ultimi quarant’anni c’è stata una crescita enorme del Terzo settore. Negli anni Sessanta le ong italiane non arrivavano a venti. Oggi quelle ufficiali, che godono di finanziamenti pubblici, sono 248, per 3.000 progetti in 84 paesi del mondo. Occupano 5.500 persone e gestiscono 350 milioni di euro l’anno.
Per ricchezza le prime dieci ong italiane sono, Medici senza Frontiere, ActionAid, Save the Children, Coopi, Cesvi, Emergency, Avsi, Intersos, Cisp e Vis.
Il problema di queste industrie della carità è che una considerevole parte dei loro bilanci se ne va per la struttura stessa e per gli stipendi di chi ci lavora, lasciando quel che resta, non sempre molto, ai progetti per cui si chiedono i finanziamenti.
In Eritrea le Organizzazioni non Governative possono operare in due ambiti, soccorso e riabilitazione/ricostruzione. Il loro lavoro, però, deve essere complementare a quello delle agenzie governative, senza sostituirle. Sono aiutate ad avere un buon rapporto con la comunità ma si chiede anche che non lascino i progetti a metà e che non arrivino nel Paese con soldi insufficienti per il finanziamento delle opere previste. Per questo è stato deciso che esse debbano avere a disposizione in Eritrea “un milione di dollari Usa o il suo equivalente in altra valuta, al fine di consentire che i lavori raggiungano l’obiettivo finale”. Cifra che aumenta fino a due milioni di dollari per le ong internazionali.
Annulliamo la Distanza in questi anni ha fatto molto per i bambini dei paesi in via di sviluppo. In 25 anni 300 volontari si sono impegnati in 230 progetti per 400 missioni.
L’associazione, in caso di lasciti o donazioni, utilizza l’89 per cento di quanto ricevuto per i progetti e il restante 11 per cento per le spese relative alla struttura.
Nel 2007 sono stati premiati dal presidente della Repubblica per le iniziative in Eritrea a favore dei bambini. Mentre dal 2013 hanno ottenuto dal Mae la qualifica ufficiale di Ong.
Le loro missioni, oltre a quella in Eritrea, sono in Cambogia, Albania, Kenya e Italia. Sempre dalla parte dei più piccoli.
La buona notizia dunque è che esistono Ong che prendono sul serio l’essere volontari, che mettono a diposizione competenze e aiuto, in sintonia con il Paese dove operano, senza scavalcarlo.
Ora ad Asmara è in corso di realizzazione la pediatria dell’Ospedale Orotta. Dopo l’intervento per il pronto soccorso, si sta lavorando sui diversi piani del padiglione e anche sull’area dismessa che diventerà un giardino attrezzato per i piccoli pazienti, in sintonia con il motto dell’Associazione “i bambini prima di tutto”.
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