Sciami di locuste ad Asmara, capitale dell’Eritrea.
Sciami di locuste nel cielo eritreo
Sciami di locuste stanno volando in queste ore sull’altopiano di Asmara, capitale eritrea.
Per accorgersene, prima ancora di vedere in cielo le loro nuvole nere, basta prestare orecchio allo strano rumore, forte e “scricchiolante”, quello che provocano volando.
La gente in città si difende con metodi tradizionali, per evitare le infestazioni nei giardini e negli orticelli. Uno dei rimedi è accendere piccoli fuochi perché il fumo le scacci e le disperda.
Già Diodoro Siculo raccontava che in Africa si accendevano fuochi per mandarle via. Per i bambini invece diventano un gioco. Inseguono quelle cadute, urlando a squarciagola perché si dice che i rumori forti le facciano fuggire. Una specie di Bug’s Life, tutti contro Hopper il cattivo, la cavalletta Disney che, con i suoi soldati, allineati in sciami, tiranneggia le formiche.
Se colti di sorpresa, anche per i ciclisti l’arrivo degli stormi di locuste per le vie di Asmara può essere un pericolo. Bisogna fare molta attenzione per non esserne travolti.
Lo scorso 2 novembre la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per Alimentazione e Agricoltura) aveva previsto lo spostamento degli sciami dall’Etiopia verso l’altopiano eritreo.
Il Ministero dell’Agricoltura eritreo, già dal mese di ottobre ha predisposto tutti i mezzi per evitare che le locuste danneggino i raccolti. Tuttavia l’area da tenere sotto controllo si è sempre più allargata, comprendendo la costa e le regioni Gash Barka e Anseba. Proprio per tale gravità dal ministero di Asmara è arrivata la richiesta di aprire una sottoscrizione per chi volesse sostenerne l’intervento
Nel prossimo inverno 2020 lo spostamento delle locuste è previsto verso il Sudan, poi lungo la costa del Mar Rosso, di nuovo verso Eritrea, Yemen e Arabia Saudita
Secondo la Fao venti milioni di persone rischiano, a causa dei danni provocati ai raccolti dalle locuste, una grave crisi alimentare.
I numeri sono impressionati. Uno sciame è composto da quattro fino a otto milioni di locuste, insetti che mangiano in un giorno l’equivalente del loro peso, cioè circa 2 grammi.
La Fao definisce la locusta del deserto (Schistocerca gregaria) il parassita migratorio più pericoloso al mondo, il cui nutrimento preferito è mais e sorgo, base della dieta di molte popolazioni africane, soprattutto nelle campagne.
Per questo motivo i piccoli coltivatori fronteggiano l’emergenza cambiando le colture e sostituendo sorgo e mais con frutta e verdura.
Quella iniziata nel 2019 e ancora in corso è la peggiore crisi causata dalle locuste del deserto. Da settant’anni secondo i dati raccolti dalla Fao dall’anno della sua fondazione nel 1945, non si vedeva nel mondo una situazione così grave.
La locusta del deserto responsabile degli attuali disastri è una specie che esiste in due forme, una stanziale e l’altra gregaria o migratrice, dal tipico colore giallo-nero. Ed è quest’ultima che sta divorando le coltivazioni in Africa.
La causa di un’invasione di queste proporzioni, la peggiore in Kenya negli ultimi 70 anni e in Etiopia negli ultimi 25 va ricercata nel clima dei due anni precedenti.
Prima forti piogge che hanno favorito la nascita e la riproduzione delle locuste poi una grave siccità che ha fatto mutare gli insetti nella specie migrante, per sopravvivere cercando luoghi più fertili.
Sembra che la vicenda sia iniziata nel 2018 in Arabia Saudita quando inaspettate piogge hanno creato “laghetti” in una delle zone desertiche più calde del pianeta. Così le locuste del deserto sono nate, cresciute e moltiplicate a dismisura. Quindi il clima è cambiato, tornando la siccità e con essa la trasformazione della locusta in specie migrante, un meccanismo evolutivo per non morire per mancanza di cibo. Quindi le specie migranti si sono aggregate in sciami.
Sciami che possono raggiungere la densità di 80 milioni di insetti per chilometro quadrato, estendendosi per centinaia di chilometri. Gli spostamenti avvengono sia di notte sia di giorno, coprendo fino a 150-200 chilometri in cerca di vegetazione. Le locuste sono animali veloci, affamati, imprevedibili.
I paesi colpiti e le organizzazioni di ricerca internazionale stanno combattendo su diversi fronti contro tali invasioni che ciclicamente si ripetono.
La Fao ha un programma, Desert Locust Control Commitee, commissione per il controllo delle locuste, che unisce nella ricerca paesi coinvolti e donatori. I costi stimati per arginare l’invasione 2020 sono di oltre 150 milioni di euro.
Da sempre uno scudo d’emergenza è rappresentato dagli insetticidi chimici diffusi con aerei e droni, con l’obiettivo di abbattere gli sciami in volo. Secondo la Fao in questo modo sono stati finora trattati 240.000 ettari di terreno in dieci Paesi, coinvolgendo centinaia di persone per il controllo via terra.
Il problema è che la piaga biblica delle locuste versione 2020 si è innestata su un’altra piaga più moderna ma non meno feroce, quella del virus Covid-19. Quindi per un periodo di tempo, purtroppo eccessivo, sono mancate le forniture di prodotti chimici. Per questo le locuste hanno continuato a riprodursi.
Esistono anche opzioni green per sconfiggere gli sciami. Si possono usare insetticidi biologici anziché chimici. Il vantaggio è la minore tossicità per l’uomo, per gli altri insetti e per le coltivazioni. Però l’efficacia è più lenta, lasciando tempo alle locuste di distruggere i raccolti.
Se l’attacco contro gli sciami in volo è un intervento tardivo, i ricercatori ora stanno studiando come prevenirne la formazione.
La rivista Nature riporta lo studio del team di Xiajoiao Guo che individua gli sciami grazie al feromone profumato prodotto dalla locusta migratoria e che agisce da richiamo per le altre.
Un altro gruppo di ricercatori, con base in Kenya e in collaborazione con la Fao, sta studiando invece la combinazione delle locuste con i dati climatici, l’umidità del suolo e della sabbia.
Sono state prese in considerazione 9.000 registrazioni di locuste in tre paesi, Mauritania, Marocco e Arabia Saudita e l’algoritmo messo a punto per monitorarne gli spostamenti ha funzionato.
I due sistemi, quello che stabilirebbe come si formano gli sciami e l’algoritmo che li geo localizza sarebbero una risposta forte al problema locuste. Per il momento però il condizionale è d’obbligo perché le sperimentazioni sono ancora in corso.
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