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Asmara, l’arcobaleno dopo la pioggia

Marilena Dolce
30/10/13
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DI AMAN ABRAHA, DIARIO DI UN ERITREO

Nato ad Asmara, Ghezza Banda, scuole italiane, laurea in Scienze Politiche a Perugia, un lavoro a Milano, Aman non ha mai smesso di amare il suo Paese che ha deciso di raccontarci in italiano, lingua che parla e scrive molto bene, per aiutarci, con garbo, a dipanare una matassa di mezze verità e false certezze.

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura

con un crepitó che

dura

e varia nell’aria

secondo le fronde

più rade, men rade

“La pioggia nel pineto” Gabriele D’Annunzio

 

Pioviggina, cielo plumbeo, lugubre, uggioso. Gocce che sembrano divertirsi a centrarti gli occhiali, animo nervoso e triste.

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© EritreaLive, Asmara

Eppure ho sempre amato la pioggia.

Ricordo quando ad Asmara mia madre, improvvisandosi  meteorologa,  scrutava l’orizzonte e diceva: «se ad Adi Nifas è nuvolo, vuol dire che sta per arrivare la pioggia, quindi non si esce».

Noi bambini però ci consolavamo subito perché cominciava lo spettacolo: la pioggia dalla finestra, il ticchettio della grandine sopra i tetti, un divertimento!

Mia madre a ogni rombo di tuono esclamava: «Maharena Goyta» cioè,  Signore salvaci e, ripetendolo  per tre volte, ci toglieva dalla finestra perché, diceva, il fulmine avrebbe potuto entrare in casa e combinare chissà quale macello.

Massimiliano Palumbo, pioggia dal finestrino

© Massimiliano Palumbo, on the road, la pioggia dal finestrino...

Intanto noi aspettavamo che finisse la pioggia, con la speranza che, subito dopo, cadessero per terra i frutti del Casimiro. E poi la gioia di andare a comperare, dopo la pioggia, i beles per tornare a casa con in mano il siltania, una specie di contenitore nel quale venivano messi i frutti.

Ma la nostra gioia più grande erano le scalinate di Ghezabanda; si correva là per vedere scendere l’acqua piovana  che formava minuscole cascate nelle quali noi, immaginandole come quelle di May Jah Jah, ci immergevamo a piedi nudi.

Poi merenda, tè caldo e himbashà, la nostra torta preferita. E ancora fuori col golfino o qualsiasi altra cosa sulle spalle, per rincorrere quelle strane farfalle, le isele, che arrivano dopo la pioggia e magari avere la fortuna di vedere, improvvisamente, spuntare all’orizzonte un magnifico arcobaleno con tutto il suo carico di colori e significati.

Ecco, auguro un magnifico arcobaleno ai miei amici eritrei, perché ricordino che, dopo la tempesta arriva l’arcobaleno…

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

Una risposta a “Asmara, l’arcobaleno dopo la pioggia”

  1. walter ha detto:

    Casmiri, fichi d’india (beles*), hmbascià… quanti bei ricordi…

    * Per chi conosce il tigrignà. “Baal beles!” “Uoh!” “Maaccorcà te kales!).

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