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Gli shidda sandali nati in Italia ma famosi in Eritrea ed Etiopia

Marilena Dolce
15/12/20
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Gli shidda sono sandali di gomma nati in Italia ma diventati famosi in Eritrea ed Etiopia.

Durante uno dei miei primi viaggi in Eritrea ho incontrato Bruno Scoma.

Un uomo gentile e simpatico, morto purtroppo qualche anno fa, che si occupava del negozio di occhiali in centro ad Asmara, l’Ottica Bini.

Una bella villetta, con giardino, casa e laboratorio. Gli arredi del negozio ancora oggi  sono quelli originali degli anni Trenta, con scaffali e banchi in legno scuro. Ad aprirlo Raffaello Bini, classe 1913, arrivato in Eritrea come cineoperatore dell’Istituto Luce, che decide al termine dell’incarico, di rimanervi. Inizia così a lavorare nel suo campo, allargandolo con la produzione e vendita di occhiali.

Asmara, Ottica Bini

Ma non solo.

Decide anche di produrre scarpe di plastica, quelle che in Italia servivano per andare al mare.

Ancora negli anni Cinquanta questi sandaletti si potevano trovare  un po’ dappertutto, nei negozi di gomma ma anche negli empori.

Per la verità,  guardando in rete, i sandali “medusa” , così sono chiamati adesso,  sono ancora in vendita, disponibili  in diversi colori, per nove euro.

Tuttavia in Italia il “ragnetto” calzato un tempo per giocare in riva al mare, è stato quasi del tutto  dimenticato. In Eritrea, invece, continua ad essere prodotto.

Le origini italiane si sono perse nel ricordo ma il sandalo è diventato un simbolo.

Resistente, pratico, economico lo shidda, questo il nome locale, è stato calzato da tutti fin dalla sua nascita. Ma soprattutto è diventata la calzatura emblema dei combattenti, durante i lunghi anni di lotta per la liberazione.

Alla fine del colonialismo italiano Raffaello Bini rimane in Eritrea e la sua fabbrica continua a produrre i sandali.  Il mercato anzi si amplia dopo la federazione con l’Etiopia. Gli 850 operai della fabbrica Bini producono shidda per tutto il paese, secondo l’accordo con l’imperatore Hailè Selassiè.

Una produzione che si ferma negli anni Settanta quando sale al potere la giunta di Menghistu Heilè Mariam che nazionalizza ogni industria privata, per chiudere tutte le produzioni.

Raffaello Bini torna a Firenze. In Eritrea ritornerà trent’anni dopo insieme al nipote Luca Gnecchi Ruscone che, prendendo spunto dagli occhiali prodotti dal nonno negli anni Cinquanta crea una collezione d’epoca, “Aviator Asmara”, per L.G.R.

Negli anni Novanta ad Asmara, in una piazza centrale,  c’era una scultura neorealista, con i due sandali  shidda, appoggiati l’uno all’altro.   Poi è stata tolta per essere restaurata. Se si chiedono notizie su dove sia, la battuta pungente è “chissà, forse gli shidda saranno sostituiti dalle più moderne Nike”. Sempre di vittoria si tratta, comunque.

Oggi i sandali shidda sono prodotti da Dahlak Shoes, ex Calzaturificio Bini.

 

Non più made in Italia, ma un manufatto eritreo molto apprezzato,  che oltre alla praticità e al basso costo, riepiloga il passato, coloniale, post coloniale e la lotta per l’indipendenza.

Quale altra calzatura può vantare un tale pedegree ?

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da più di dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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