Eritrea, Italia, come il resto del mondo, stanno combattendo contro il Covid-19, ultime notizie sul fronte lockdown
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Il mese scorso Internazionale, riprendendo l’articolo di un giornalista eritreo che vive in America chiedeva quanto a lungo ancora potesse durare il lockdown causa Covid-19 in Eritrea. L’opinione era che fosse un mezzo e non un fine. Cioè che il fine non fosse evitare che il virus si espandesse ma mantenere chiuso il paese, a prescindere.
Questa settimana l’Eritrea conta, fonte Ministero della Sanità, 461 casi. I nuovi positivi sono persone di nazionalità eritrea rientrate dai paesi limitrofi nei quali il numero di persone contagiate è più ampio.
Con limitazioni, chiusure, attenzioni e informazione, il lockdown in Eritrea sta dando i risultati sperati, l’epidemia è tenuta sotto controllo. La gente non muore di Covid.
Si può dire lo stesso altrove?
In Italia come sappiamo si sta chiudendo un po’ e riaprendo un altro po’. Uno yo-yo, per citare Massimo Gramellini, che non sembra dare buoni risultati.
Nelle società occidentali lo scontro economia-pandemia sta vedendo nettamente vincente la seconda.
I dati in Italia raccolti nelle ultime nove ore sono di 589.766 casi totali e quasi 25 mila nella sola giornata di ieri. Nel mondo 44.420.648 e 574.049 ieri.
Francia e Germania hanno deciso il lockdown. Più drastico in Francia che lascia però aperte le scuole, più “soft” in Germania che comunque dal 2 novembre chiuderà bar, ristoranti, cinema, teatri.
In Italia le scuole per il momento sono aperte, in presenza elementari e medie, a distanza le superiori. Il senso di non far andare a scuola i liceali è quello di evitare, tra le altre cose, la ressa sui mezzi pubblici, soprattutto al mattino. Così come tornare allo smart-working significa mettere in sicurezza molti lavoratori che rischiano a causa degli spostamenti e per la condivisione degli uffici.
Resta un fatto, dopo l’estate, terminate le vacanze, i contagi sono risaliti. Al momento non ci sono vaccini, né cure certe. Quindi devono esserci attenzione, buonsenso e, naturalmente, mascherine, igiene delle mani e il tampone, se necessario.
Poi molta pazienza.
Certo che per chi vive nelle grandi città, la situazione è più dura. Milano, Roma, Napoli, Torino sono scese in piazza contro la “dittatura sanitaria”. Peccato che in questo caso nessuna rivoluzione serva. Anzi eludere le disposizioni per la salute pubblica, ritrovandosi a urlare slogan è un atto vandalico. Anche se non si spaccassero le vetrine, come invece si è fatto.
Milano deserta la sera fa tristezza. Tuttavia le molte notizie di persone che stanno lottando contro il Covid-19, lo sono ancora di più. È triste immaginare che ancora una volta possa accadere che negli ospedali italiani si debba scegliere chi salvare e chi no. A chi dare un respiratore e a chi no. È tristissimo sapere che i padiglioni Fiera quest’anno anziché ospitare concorsi pubblici, ospiteranno l’ospedale Covid.
Forse sarà bene capire che per quest’inverno, cinema, teatri, cori, ristoranti e bar saranno chiusi del tutto o in parte. Funzionerà contro il Covid-19? Sarà sufficiente? Speriamo di si. Che il sacrificio dei molti che stanno perdendo la certezza del lavoro, a cui ci auguriamo arrivino in tempo le indennità stabilite dal governo, aiuti la salvezza di tutti.
A loro andrà il ringraziamento collettivo, che non mancherà di riempire i locali a emergenza finita.
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