Eritrea, commemorazione delle vittime di Lampedusa
Agrigento, 21 ottobre, commemorazione sul litorale di San Leone, non è il momento delle polemiche, delle contestazioni, dicono ai cronisti i rappresentanti della comunità eritrea in Italia.
La comunità si è stretta forte, emarginando le organizzazioni che lavorano per dividerli. Moltissimi sono gli eritrei arrivati da ogni parte d’Italia e d’Europa per pregare, per stringersi a chi ha perso una persona cara, per cercare di capire una tragedia che ha complicate motivazioni storiche oltre che esistenziali, in questi giorni taciute o, peggio, semplificate
Alla cerimonia sono presenti autorità italiane ed eritree, il vice premier Angelino Alfano, i ministri Cecile Kyenge e Mario Mauro, l’Ambasciatore d’Eritrea in Italia Zemede Tekle che dichiara (Adnkronos) nuovamente, di essere disponibile a fare tutto ciò che è necessario per aiutare la propria gente, non solo i morti, anche i sopravvissuti che «possono tornare in Eritrea quando vogliono».
Gli eritrei uomini e donne, queste ultime avvolte nel velo bianco, la nezelah che asciuga le lacrime, chiedono fin dall’inizio di questa tragedia una sola cosa: poter riportare nella propria terra i corpi ora sepolti in Sicilia. Questo è, infatti, l’unico modo per la tradizione cristiano copta, d’interrompere un lutto altrimenti senza fine.
Il nostro governo e il governo eritreo si sono impegnati perché ciò sia possibile.
Ora che anche i fiori in mare sono stati gettati, che i riflettori si sposteranno altrove, speriamo che la promessa venga mantenuta in modo che la sofferenza possa trovare pace.
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