Dalla Puglia all’Eritrea, Intervista a Michele Schiavitto
Dalla Puglia all’Eritrea: Intervista a Michele Schiavitto, giovane veterinario italiano in Eritrea per creare un primo centro genetico per la riproduzione dei conigli.
Dott. Schiavitto, ci racconti la sua esperienza in Eritrea. ANCI e Ministero dell’Agricoltura eritreo, quando è iniziata e in cosa consiste la collaborazione?
La collaborazione è iniziata nel 2012 con l’allora ambasciatore eritreo in Italia, Zemedè Tekle attualmente ministro dello sport, se non erro.
Compito dell’ANCI (Associazione Nazionale Coniglicoltori Italiani) per cui lavoro, è tenere i libri genealogici e i registri anagrafici della specie cunicola in Italia, per conto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
L’Anci, di cui attualmente è presidente Sergio Pompa, si occupa anche del miglioramento genetico della specie cunicola, così in occasione delle visite nel nostro centro genetico di Volturara Appula, in provincia di Foggia, del ministro dell’agricoltura eritreo, Arefaine Berhe, crebbe l’idea di costruirne uno simile, ma ridotto, in Eritrea.La nostra collaborazione ha voluto dire creare un nucleo centrale di allevamento di conigli in Eritrea, così da poter distribuire i riproduttori ottenuti a vari gruppi di persone che si occuperanno dell’allevamento, sia per avere sussistenza che per sviluppare un piccolo reddito.
Il tutto è partito con la formazione in Italia (gestione e allevamento del coniglio) di alcuni tecnici eritrei.
Successivamente, dopo la costruzione del centro in Eritrea, simile al nostro, con mille difficoltà organizzative, sono stati inviati 250 riproduttori selezionati ANCI, ed è iniziato il processo produttivo. Processo riuscitissimo, per l’ ottimo adattamento climatico dei conigli in Asmara, solo un po’ più lento per la mancanza di mangime apposito, sostituito però dalle erbe e granaglie locali.
Tutto è riuscito anche perché il coniglio è un animale che, rispetto alle altre specie, non entra in competizione con l’uomo, alimentandosi anche esclusivamente di erba.
Durante il mio viaggio ho conosciuto il primo gruppo di donne che hanno avviato un piccolo allevamento di conigli dal quale ricavano un discreto reddito.
Quali animali si allevano oggi in Eritrea?
Attualmente, e da quello che ho potuto vedere, si allevano, in modo intensivo, suini e bovini, principalmente da latte, dato che esistono ad Asmara un salumificio ed un caseifico, costruiti dagli italiani all’epoca delle colonie, ed ora gestiti da eritrei. Altri bovini sono utilizzati per lo più come animali da lavoro
Le capre anche sono molto allevate, ma per lo più in modo estensivo e più o meno ogni famiglia ne possiede qualcuna. Su esse non ci sono allevamenti intensivi, cioè industriali.
Esistono anche alcuni capanonni ove vengono allevati polli a livello intensivo. Con i conigli stiamo iniziando, come spiegato precedentemente. C’è anche una forte presenza di cammelli, allevati per lavoro e per un po’ di latte.
Le fattorie dove si allevano gli animali sono grandi o piccole?
Ci sono un paio di fattorie grandi ove si allevano bovini e suini a livello intensivo e sono state costruite dagli italiani nei primi del ‘900, ben fatte e molto avanzate per l’epoca.
Altre fattorie sono per lo più a livello familiare e sono molto piccole. C’è il centro genetico per i conigli appena costruito, gestito dai tecnici dello stato venuti ad imparare qui da noi in Italia e il primo allevamento privato di conigli, costruito e gestito da un gruppo di donne.
L’allevamento può garantire la sussistenza agli agricoltori e alle loro famiglie?
L’allevamento rurale ha sempre garantito, sin dagli albori della storia, la sussistenza della famiglia e, continuando in questo senso, ci si riesce molto bene.
Le due fattorie grandi, con i laboratori di trasformazione, creano un bel reddito, oltre ad accrescere l’autosussistenza di questi prodotti per il paese, obiettivo primario del Ministero dell’Agricoltura.
È in corso anche un altro progetto, sui bovini, con l’AIA (Associazione Italiana Allevatori), per il miglioramento genetico delle razze attualmente presenti in Eritrea.
Nel particolare, la carne di coniglio fornisce un’ottima fonte proteica a basso costo, veloce produzione, basso impatto ambientale, senza togliere alimenti utilizzati dall’uomo.
Nelle fattorie familiari lavorano anche le donne?
Certo. Non esiste segregazione, nelle fattorie ho visto lavorare entrambi i sessi. Nel nuovo progetto dei conigli, poi, il primo allevamento costruito, come detto, è stato gestito interamente da un gruppo di donne.
Lei si è occupato in loco del controllo sanitario?
Si. Successivamente all’invio degli animali è stato richiesto un intervento specialistico sui conigli, specie nuova, e su altre specie vista la mancanza di farmaci, non sempre a disposizione.
Consideri che non esiste in Eritrea un’università di medicina veterinaria, che era prima in Etiopia, per questo non ci sono stati molti “aggiornamenti” in tal senso, almeno finora.
Ho però visitato anche un bel centro, che sta allargandosi, dove si occupano della diagnosi, terapia, produzione di vaccini per le principali malattie degli animali.
Che impressione ha avuto del paese? Della capitale ma anche delle zone rurali dove si trovano le fattorie?
Avevo letto molte cose sull’Eritrea, storie di degrado, di dittatura e altro, ma quello che abbiamo visto (eravamo in tre in viaggio), è stato ben altro.
Non c’era nulla che facesse pensare ad una guerra in atto, nessun militare, sporadici poliziotti e tantissima sicurezza. Mai mi sono sentito così sicuro in un paese straniero, e forse più che a casa mia.
La cosa più bella era la coesistenza pacifica e amichevole tra loro di gente di diverse religioni, ed è stato stupendo.
I danni della guerra si vedevano su alcune costruzioni ma erano vecchi, e parecchio è in rifacimento.
Le zone rurali sono in fermento per la costruzione di numerosi invasi di acqua che porteranno ad un veloce sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia.
La zona costiera di Massawa è stupenda e c’è molto fermento nelle attività portuali, senza però grandi pescherecci che potrebbero sfruttare un pescoso Mar Rosso.
Anche la riserva boschiva, parco nazionale, è meravigliosa ed è proprio vero: tre climi in tre ore.
Tornerà in Eritrea nel 2016?
Questo non so dirglielo, sicuramente spediremo, a fine giugno, altri animali con alcune attrezzature.
Certo se non riesco per la fine del 2016 lo farò di certo nel 2017 per controllare il proseguimento del progetto, anche se i tecnici eritrei hanno imparato molto bene tutta la gestione dell’allevamento, per diventare autosufficienti, essendo un popolo molto fiero che non vuole dipendere da altri stati.
Noi però siamo ben lieti di poterli aiutare, considerato anche la stupenda stima che nutrono per noi italiani.
Marilena Dolce
@EritreaLive
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