Asmara, il giardino di casa Bini
Asmara, via centrale, una bella casa in stile inconfondibilmente italiano per il negozio “Foto Ottica Bini”.
Tre vetrine su strada dalle quali volti bianchi, trasparenti, dalle sembianze un po’ aliene se non fosse per le lenti appoggiate sul naso, occhieggiano chi passa.
Impossibile non entrare, non essere curiosi d’immaginare, tra quelle mura, accompagnati dal nome, una storia familiare italiana in terra d’Africa.
L’arredo è un incanto: specchi, vetrine, ripiani, teche, vecchi legni, cassettiere con maniglie di ferro cromato e, all’interno di lunghi mobili, occhiali da sole, montature da vista. Tutto disposto con ordine, elegantemente vintage.
Manufatti preziosi, datati anni Trenta, opera di un colonialismo affaccendato a costruire benessere, senza escludere gli eritrei di cui aveva bisogno per raggiungerlo.
Tasselli di un mondo che rende questo lembo d’Africa lontana più familiare, fin dalla prima visita. I pavimenti bianchi e grigi, in piastrelle di cemento con disegno a stella, insieme con le immagini pubblicitarie affisse alle pareti e alle fotografie di viaggio, compongono il fermo immagine di un tempo che scorreva più lentamente.
Il signor Bruno Scoma, ottico responsabile del negozio che ha, oltre a lui, tre dipendenti, me ne racconta la storia. Sono incuriosita dalla presenza di numerose porte blindate e casseforti perché, mi spiega, un tempo era una gioielleria.
«Raffaello Bini» dice il signor Scoma «arriva in Eritrea negli anni Trenta, come fotografo per l’Istituto Luce, ama l’Africa, i viaggi, la caccia. Decide di rimanere ma di non fare solo il fotografo. In un primo tempo produce scarpe, il famoso sandalo shidda, simbolo dell’indipendenza che, ancora oggi, utilizziamo in molti. Nel 1953 apre il negozio di ottica. Ha due figli Giampaolo ed Emma, nata in Eritrea che, negli anni Settanta, sposa un attore di cui, però, non ricordo il nome» che è quello del francese Philippe Leroy, così ci conferma la rete.
Sul retro della casa c’è il laboratorio dove si molano le lenti, allineate, ben in ordine su un pannello affisso alla parete. Di fianco c’è il cartellone con le lettere per l’esame della vista. Dietro la casa, un piccolo, curatissimo, giardino interno, aiuole, siepi, rampicanti, cancellate dipinte.
La scala di legno conduce al piano nobile, un tempo abitato dalla famiglia che ha vissuto a lungo qui, andandosene durante la colonizzazione etiope del colonnello Menghistu.
Nel 2005 il nipote, con cui purtroppo non sono riuscita a parlare, durante un viaggio ad Asmara recupera nel magazzino del nonno vecchi occhiali da sole dimenticati in uno scatolone. Li porta in Italia per regalarli agli amici cui piacciono molto. Una fattura del tempo riporta il nome dell’artigiano italiano che li produceva, così nasce l’idea di rifarli utilizzando l’antico design.
Hanno molto successo questi nuovi modelli che si chiamano come le città eritree, “Asmara”, “Keren”, “Massawa”, “Enteara”e, alla loro uscita, sono raccontati sulle pagine di Vogue.
Purtroppo non sono esportati in Eritrea perché troppo costosi.
Chissà forse un giorno, sull’esempio di Zara, ci sarà una linea low cost, “Bini for Asmara”.
Marilena Dolce
@EritreaLive
Per sua informazione ed opportuna precisazione, I figli del sig. Raffaello Bini (deceduto) erano tre e non due come riportato nell’articolo e più precisamente:
Emma e Gianpaolo (gemelli) ed il compianto Massimo,, deceduto i giovane età a seguito di un incidente..
Cordiali saluti
Francesco Irtinni
Grazie molte per l’importante precisazione. In effetti l’articolo non è sulla storia della famiglia ma sul negozio di ottica proprio perché non ho potuto intervistare nessuno di loro.
m.d
Una precisazione: la produzione dei sandali di plastica avviene parecchio tempo dopo l’apertura del negozio di ottica. Il Sig. Raffello Bini nel frattempo si occupava anche di importazione di calzature dall’Italia, principalmente da uomo, e il magazzino si trovava a pochi passi dal negozio di cui sopra.
Ho conosciuto il Sig. Raffaello Bini un grande Uomo, anche suo figlio Gianpaolo.
Sono stato nel suo negozio di Asmara e negli uffici di Firenze.