Asmara, futuro sito Unesco, patrimonio dell’umanità-VideoInterviste
Asmara potrebbe essere un futuro sito Unesco, patrimonio dell’umanità.
Ancora un po’ di lavoro in corso ma, il 2017, potrebbe essere l’anno buono per Asmara, sito Unesco.
La città ha presentato, lo scorso febbraio, la propria candidatura a sito Unesco.
“il fascino di Asmara” dice Susanna Bortolotto, architetto responsabile dell’organizzazione del convegno internazionale L’Urbanistica e l’Architettura moderne alla prova della contemporaneità (Politecnico di Milano, 3 novembre 2016) “è tangibile, appena si esce dall’aeroporto”.
Ed è verissimo. In pochi minuti, arrivando in centro città si “cade”, come ben dice lei, nel “modernismo architettonico tra le due guerre”.
Asmara è il risultato di un progetto urbano che, pur accostando architetture diverse, dovute a politiche differenti, non tradisce il senso del bello.
La città, come la vediamo oggi, nasce con il governatore Ferdinando Martini, nel 1899.
Gli italiani disposti a lavorare nella colonia eritrea progettano strade, villette, negozi, laboratori, chiese, scuole, ospedali. Non c’è terra da spartire, piuttosto lavoro da creare.
Ben presto la città, nella sua nuova pianta, è divisa in zone, da un lato gli europei, dall’altro gli “indigeni”.
Italiani ed eritrei, tuttavia, pur non potendo abitare vicini, lavoreranno insieme, per costruire la città di entrambi.
Il colonialismo italiano è un’innovativa esperienza urbana e Asmara è il suo centro.
Si costruiscono i luoghi del potere, palazzo del governatore, comando truppe, tribunale. Un modo emblematico per sottolineare la divisione tra bianchi e neri. Gli eritrei non possono frequentare le stesse scuole degli italiani, hanno una carriera militare limitata, sono sottoposti a leggi diverse. Vivono in quartieri senza nome, tutti Abba Shawl.
La città per gli italiani ruota intorno a Piazza Roma, dove c’è la Banca d’Italia (1914) al Caffè Roma, il più elegante, all’Opera Balilla che, nel 1937, diventa Banco di Roma.
Lungo Viale Mussolini, oggi Harnet Avenue, si costruiscono la Cattedrale neoromanica e il Teatro. Poco distante il Cinema Impero con i suoi famosi oblò. Ne esisteva uno identico a Roma, ma non ha resistito e, al contrario di quello eritreo, ha perso il suo splendore.
Nel 1935 l’Eritrea è una colonia tranquilla, senza criminalità.
Con il fascismo la vita non cambia, solo si svolge sotto l’egida del partito.
Nasce, quindi, la Casa del Fascio, oggi Ministero dell’Istruzione.
Nel 1941 l’Italia perde guerra e colonie. Nel 1952 l’Eritrea, per decisione delle Nazioni Unite è, prima federata all’Etiopia di Heilè Selassiè, poi (1962) annessa.
Inizia il lungo periodo di guerra contro l’Etiopia. Ne uscirà vittoriosa e indipendente nel 1991, dopo trent’anni.
Miracolosamente Asmara sopravvive a tutti i combattimenti, anche a quelli più recenti del 1998-2000.
L’architettura industriale e gli edifici razionalisti, le ville liberty e déco le chiese e la moschea, tutto sopravvive, ammaccato ma ancora bello.
Negli edifici della capitale è compressa la storia coloniale. Tanto che, per un italiano, è impossibile non paragonarla alla provincia più vicina a casa propria.
Cosa ne pensano gli eritrei di questo lascito e perché lo vogliono tutelare?
“Per gli eritrei Asmara è loro”, dice l’ingegner Medhanie Teklemariam, responsabile dell’Asmara Heritage Project, intervistato da Eritrea Live, aggiungendo che la città è stata da loro “costruita, fisicamente con il corpo e l’anima”. “E per questo”, prosegue, “ne abbiamo avuto cura finora”.
È vero e questa cura è proprio il motivo più forte perché Asmara diventi sito Unesco, Patrimonio dell’Umanità, (WHL).
In tutti questi anni la città non è stata congelata, anzi è stata curata con passione, nonostante i pochi mezzi a disposizione. Passione e cura sono il vero patrimonio, l’eredità che riempie di bellezza gli edifici di Asmara.
Il gruppo di lavoro eritreo, capitanato da Medhanie, durante la presentazione al Politecnico, snocciola dati e lavori eseguiti, per convincere l’Unesco che l’eredità ricevuta e conservata, abbia valore, sia da restaurare.
Al convegno, a questo valore, credono tutti.
L’architetto Bortolotto dice che “Asmara potrebbe decollare” come il suo simbolo, la Fiat Tagliero progettata con ali spiegate nel 1938 da Giuseppe Pettazzi.
È per questo che Asmara deve diventare, nel prossimo futuro, sito Unesco. Per decollare.
Marilena Dolce
@EritreaLive
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