Firenze incontra Asmara, 24 maggio 2013
In occasione del ventiduesimo anno d’Indipendenza, Firenze incontra Asmara a Palazzo Vecchio, sede del Comune, per ricordare il gemellaggio tra le due città e rinsaldare un rapporto d’amicizia tra Italia-Eritrea.
Alla conferenza a Palazzo Vecchio sono presenti Susanna Agostini, presidente della Commissione “pace e cooperazione internazionale”, Derres Araia, presidente Comunità eritrea in Italia, Tedros Tekeste, Tekle Yehdego, Temesgen Yosief, in rappresentanza della Comunità eritrea toscana.
Ventiquattro maggio 1993, data dell’indipendenza eritrea sancita da un referendum che mette fine all’ultimo colonialismo, quello etiope. La risoluzione Onu del 1950 aveva infatti consentito che l’Eritrea fosse federata all’Etiopia perché, come disse John Foster Dulles, Segretario di stato americano, sebbene i desideri d’indipendenza del popolo eritreo siano comprensibili, «gli interessi strategici nel Mar Rosso, impongono che il paese venga legato al nostro alleato, l’Etiopia».
Il 19 maggio 1960, senza che la stampa estera ne desse notizia, sono aboliti il sigillo e lo stemma d’Eritrea, sostituiti da sigillo e stemma imperiale etiope. Due anni dopo Heilè Selassiè annette l’Eritrea che perde gli ultimi residui d’indipendenza.
Comincia la resistenza eritrea, si organizzano i fronti che combatteranno duramente per trent’anni, con molti caduti, sia militari, sia civili.
Oggi l’Eritrea, spiega Tedros Tekeste è in una situazione di «non pace e non guerra» una situazione che si trascina dal 2002, perché l’Etiopia non ha abbandonato il territorio di Badme, confine tra i due Paesi, nonostante la risoluzione Onu lo imponesse con l’Accordo di Algeri a favore dell’Eritrea.
Dall’indipendenza ad oggi, continua Tedros Tekeste,«il nostro Paese ha avuto solo sette anni di pace, dal 1991 (ndr, data dell’indipendenza de facto) al 1998» poi l’attacco etiope ha provocato «centomila morti, molti feriti» e il blocco dell’economia.
Questa situazione voluta da altri è il malessere dell’Eritrea, ciò da cui i giovani emigrano.
Ecco perché è importante che gli “storici” rapporti con l’Italia, dice Temesgen Yosief, riprendano e che gli italiani conoscano un’Eritrea autentica, non quella negativa raccontata dai media.
La presidente Agostini conferma «l’importanza delle relazioni fra l’Italia, ed in particolare Firenze, e l’Eritrea e soprattutto il dovere di mantenere queste relazioni secondo un unico sentimento: quello della libertà dei popoli, dello ius soli e del diritto di voto da garantire a tutti i livelli».
Tekle Yehdego affronta un altro problema: l’Eritrea vuole crescere senza assistenzialismo, seguendo la strada della partnership, della collaborazione con paesi con cui ha legami, come l’Italia. «Il nostro paese ha già lanciato un invito a tutti gli eritrei che vivono nel mondo perché partecipino al programma di sviluppo economico». (ndr, conferenze 2012 per gli investitori eritrei ).
Di programmi di sviluppo economico, presentati durante la Conferenza dello scorso gennaio 2012, parla Derres Araia, per spiegare l’indirizzo del governo verso agricoltura, risorse marittime, minerarie e, naturalmente, turismo.
L’appello dell’Eritrea è per una pace assoluta perché lo sviluppo del paese possa proseguire senza più interruzioni.
Buon inizio e a buon rendere che sono sicuro.