29/03/2024
Breaking News

©EritreaLive, Eritrea, diga di Gergera, nella zona di Mendefera

GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA, un diritto per tutti.

Oggi è la giornata mondiale dell’acqua, un diritto per tutti gli uomini.

L’acqua è un bene prezioso che copre il 71% della superficie terrestre. Il 97 per cento però è salata, solo il 2.5 per cento è acqua dolce.  Di questa residua percentuale la maggior parte è usata, nel mondo, per l’agricoltura e l’industria, mentre una quota piccolissima è destinata a usi domestici e alimentari.

Entro il 2050 si stima che la metà delle città più popolose del pianeta avranno problemi d’acqua.

In Eritrea i problemi d’approvvigionamento idrico sono iniziati ben prima di quella data. Un po’ per motivi geografici, per l’aridità di gran parte del suo territorio, un po’ per motivi storici. I lunghi anni di lotta per conquistare l’indipendenza (1961-1991) infatti hanno desertificato anche l’altopiano, la regione più verde del paese, un tempo conquistata all’agricoltura grazie alle terrazze e all’irrigazione.

Le precipitazioni in Eritrea, come in molti altri paesi dell’area, sono scarse e irregolari, circa 300 mm, meno della metà della media italiana. Una situazione che non permette agli agricoltori eritrei, per avere buoni raccolti, di contare solo sull’andamento delle piogge.

©Michele Pignataro per EritreaLive, invasi d’acqua in Eritrea

Una cronica mancanza d’acqua piovana peggiorata anche, negli anni prima dell’indipendenza, dal taglio di alberi per costruire abitazioni, avere legna da ardere e maggiori aree per far pascolare gli animali.

Una scelta d’emergenza per gran parte degli agricoltori. Una scelta, però, non efficace. In questo modo anche i terreni dell’altopiano, senza più alberi, ricoperti da infestanti, non riuscivano più a dare frutti.

Per contrastare una situazione così critica, creando invece un micro clima più favorevole alle precipitazioni, l’Eritrea si è messa a lavorare, trattenendo ogni piccola goccia d’acqua.

Nel 1991 in Eritrea c’erano 31 dighe e due riserve d’acqua. Oggi ci sono 144 dighe e 255 invasi.

Girando per il Paese, del resto, si possono vedere molte dighe in costruzione o appena terminate, come quella di Gergera che contiene 35 milioni di metri cubi d’acqua per rifornire la zona di Mendefera e Dekhamere.

Gergera sembra un lago scuro per il riflesso verdeggiante della sua acqua, mentre nella terra intorno spicca, rubato alle rocce, il verde ordinato dei campi coltivati. Poco distante crescono bellissime le euforbie dai fiori rossi, portate a suo tempo, così si dice, dagli immigrati siciliani.

Che in Eritrea si potesse coltivare con ottimi risultati i coloni italiani l’avevano capito subito, facendo sorgere accanto alle caserme, fattorie e concessioni agricole. Una delle più famose, quella di Elabered, vicino a Keren, era rinomata per le squisite arance, frutto che ancora oggi ha mantenuto il nome italiano.

“L’unico modo per avere un’agricoltura affidabile” spiega il ministro dell’agricoltura Arefraine Berhe “è trattenere, costruendo dighe e invasi ogni singola goccia d’acqua”.

Un’energia verde che salva l’ambiente evitando i danni del disboscamento. Per questo motivo è stato un bene, anche per l’agricoltura, il recente finanziamento della Ue che l’Eritrea ha interamente destinato all’energia. Investendo in energia verde spiega il ministro si limiterà drasticamente l’utilizzo della legna.

Una situazione che, aiutando agricoltura e allevamento, ha una ricaduta positiva sulla sicurezza alimentare. Con invasi vicini ai campi i piccoli agricoltori possono avere raccolti migliori proprio grazie all’acqua.

Dighe e invasi hanno messo al riparo l’Eritrea, a differenza di altri paesi nella regione, dal pericolo di gravi siccità. Nel 2017 l’Eritrea non è stata colpita dal fenomeno del Niño che ha decimato i raccolti, con cali, secondo dati Onu, anche del 90 per cento.

Nel 2010 L’Onu ha riconosciuto l’acqua un diritto fondamentale, che purtroppo manca ancora in molti paesi del mondo. Quattro miliardi di persone vivono in zone dove non c’è acqua o non è accessibile. Una situazione che l’Eritrea ha cercato, e sta ancora cercando, di contrastare. Ben conscia che l’acqua, bene pubblico, sia un diritto per tutti.