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Etiopia, aiuti dalla Cina per l’Africa contro Covid 19

Marilena Dolce
18/03/20
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Addis Abeba, Jack Ma con il premier Abiy Ahmed foto Alizila.com

L’Etiopia riceve gli aiuti dalla Cina per l’Africa per combattere Covid-19. Nelle stesse ore l’Europa chiude i confini.

L’Etiopia gestirà la logistica per smistare gli aiuti per il coronavirus ricevuti dalla Cina.

A fare l’importante donazione all’Africa è Jack Ma, fondatore della società di tecnologia Alibaba Group.

Ieri con un tweet Jack Ma ha reso nota l’iniziativa e ringraziato il premier Abiy Ahmed per il ruolo di coordinamento assunto dall’Etiopia in questa circostanza.

A sua volta lo staff del premier ha reso noto, sempre con un tweet, la lettera firmata da Jack Ma e il suo impegno verso i 54 paesi africani.

“Non possiamo ignorare il potenziale rischio che corre l’Africa, continente con 1.3 miliardi di persone”, così si legge nel comunicato. Mentre riguardo l’aiuto promesso dalle fondazioni, Alibaba e Jack Ma Foundation, i numeri sono i seguenti. Ciascun paese africano riceverà 20 mila kit per i test e 100 mila mascherine. Saranno inviati mille medici per lavorare con i colleghi africani. Soprattutto per spiegare loro come indossare tute e schermi protettivi per il volto.

Nel frattempo, in attesa che i singoli paesi ricevano il materiale, sarà attiva una collaborazione online per l’uso di quanto riceveranno e per il trattamento Covid-19.

In totale saranno dati 1 milione e 100 mila kit per i test, 6 milioni di mascherine, 60 mila tute protettive e schermi. Materiale che sarà consegnato ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, il cui governo si occuperà della logistica per lo smistamento.

Un analogo aiuto è arrivato in Italia. Jack Ma ha donato alla Croce Rossa Italiana un milione di mascherine e 100 mila kit per il test.

Nelle stesse ore in cui la Cina aiuta l’Africa e alcuni paesi europei tra i quali l’Italia, l’Europa chiude le proprie frontiere.

I casi in Europa sono al momento 185 mila, 7.330 morti, 80 mila guariti.

In Italia i malati sono 6.062, 2.941 i guariti e 2.503 i morti.

Cifre destinate a salire. La sospensione del trattato di Schengen e la chiusura delle frontiere sono motivate dal contenimento del virus. Nella speranza di riuscire a fermare gli spostamenti delle persone e così di rallentare i contagi possibili.

Quindi “iorestoacasa” partito dall’Italia è diventato un monito generale. Ciascun paese resta a casa. Fin qui la misura è convincente. Però non è affiancata da alcuna misura solidale tra Paesi europei, né in forma sostanziale, né simbolica.

Al momento i paesi africani sono meno contagiati rispetto all’Occidente.

Mentre in Eritrea continuano a non esserci casi, l’Etiopia invece dopo averne denunciati i primi, ieri ha dichiarato lo stato d’emergenza.

Il Ministero della Sanità ha confermato infatti il sesto caso positivo al Covid-19.

Si tratta di un diplomatico inglese di 59 anni arrivato ad Addis Abeba da Dubai.

Sono ancora pochi i casi accertati, però quella che spaventa è la prospettiva a breve termine.

Per questo motivo il governo ha chiuso scuole e fermato eventi sportivi e di richiamo. Una misura che resterà in vigore per 15 giorni. Per poi valutare il da farsi.

Per gli studenti in convitto presso gli istituti superiori il governo etiopico ha deciso che possano rimanervi, seguendo però lezioni online.

Intanto nelle farmacie della capitale sono stati distribuiti 200 litri di disinfettante e sapone per le mani. Misure semplici per prevenire il contagio. Il governo ha preso anche provvedimenti  per evitare il sovraffollamento dei mezzi pubblici di trasporto.

Ad oggi in Etiopia sono monitorate 992 persone, che hanno avuto contatti con chi è risultato positive al test. Tra loro 34 sono in isolamento.

Della situazione ad Addis Abeba ha parlato anche don Angelo Regazzo, responsabile di Bosco Children. Una struttura religiosa che opera nel sociale, legata alla figura di Don Bosco.  Don Angelo aiuta i ragazzi di strada. Giovani abbandonati a loro stessi, che senza Bosco Children non avrebbero la possibilità di ricevere istruzione e trovare un lavoro.

Anche in questo momento di grande emergenza, don Angelo non li abbandonerà. Rimandato il viaggio in Italia, Bosco Children resta accanto ai ragazzi. Nessuno sarà mandato via.

Marilena Dolce

Marilena Dolce, giornalista. Da circa dieci anni viaggio verso il Corno d'Africa e da altrettanti scrivo ciò che vedo. Soprattutto per Eritrea ed Etiopia ma non solo. Dal 2012 scrivo per EritreaLive, notizie e racconti in diretta dall'Eritrea. Perchè per capire il mondo bisogna uscire dal proprio quartiere, anche solo leggendo.

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